La Gran Bretagna fa sapere che non metterà una sterlina per aiutare il salvataggio della Grecia ma, mentre si limano gli aspettiti tecnici del prestito ponte, fonti Ue fanno sapere che per deliberarlo non è necessaria l’unanimità degli Stati. Intanto ad Atene continua la tensione nel partito del premier, Syriza, mentre in Italia non si placano le polemiche degli euroscettici. Il nostro Paese – puntualizza il portavoce del premier Pier Carlo Padoan – non avrà nessun costo per l’Italia visto che i fondi verranno presi dal fondo Esm. Diversi Stati, però, durante l’Ecofin avrebbero manifestato perplessità sull’utilizzo di questo strumento. “La Gran Bretagna non è un Paese dell’euro, l’idea che contribuenti britannici mettano soldi sul tavolo non può proprio partire”: così il ministro delle finanze britannico George Osborne entrando all’Ecofin che discute anche del prestito ponte alla Grecia che attingerebbe dal fondo Ue-28 Efsm. È sufficiente una maggioranza qualificata, quindi anche senza Gb, per dare il via libera a un prestito ponte per la Grecia che faccia ricorso al fondo Efsm della Commissione Ue, dove ci sono ancora disponibili 13,2 mld, abbastanza per coprire i 12 urgenti di cui ha bisogno Atene per onorare i pagamenti. Così fonti Ue vicino ai negoziati. Il ricorso a una procedura d’urgenza, come sarebbe quella nel caso Grecia, non necessita dell’unanimità ma solo di una maggioranza qualificata. Inoltre, una volta che Atene avrà il programma di aiuti con l’Esm, nell’arco di circa 4 settimane, il fondo salva stati rimborserà il fondo Efsm della Commissione Ue. La condizionalità necessaria per il Memorandum of Understanding per l’uso dell’Efsm sarebbero le azioni prioritarie di riforma che Atene si è impegnata a realizzare entro domani e poi il 22 di luglio. Ci sarebbe quindi un “costo zero” per i cittadini britannici. Non sarebbe inoltre neanche necessario l’ok formale dell’Europarlamento, che dovrebbe solo essere ’informato’. Le altre opzioni studiate dai tecnici Ue per finanziare a breve termine la Grecia sono l’utilizzo dei ricavi degli interessi dei bond greci detenuti dalla Bce (Smp) per il 2014-2015 e un’anticipazione di quelli sino al 2018 (il lasso temporale del programma triennale Esm chiesto da Atene), un prefinanziamento dai fondi strutturali Ue disponibili attualmente nel bilancio (ma sono solo 500 mln per il 2015), prestiti collaterali e bilaterali da parte degli stati membri, e un sistema di Ious con l’innalzamento del tetto di T-bills, che però pare il più tecnicamente complesso di tutti. “L’eventuale finanziamento della Grecia da parte del fondo Esm non comporta alcun esborso da parte dei singoli Stati membri”: così il portavoce del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. “La quota di capitale Esm di competenza dell’Italia è già stata completamente versata nel 2014 e contabilizzata nel debito”, ha aggiunto. “Confermo che ci sono preoccupazioni sull’uso del fondo Ue Efsm sollevate da molti Stati, certamente è qualcosa che dobbiamo prendere in considerazione, ma ora dobbiamo trovare l’opzione migliore”: lo ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis al termine dell’Ecofin. Le opzioni “sono quasi tutte complesse, hanno complicazioni legali e finanziarie, quindi occorre trovare la strada migliore in questa complicata situazione”, ha aggiunto.