(Adnkronos) – “Noi europei, così come gli americani, riteniamo utile che l’Ucraina non appaia come l’ostacolo per le trattative con la Russia”. E’ questo il commento di Stefano Stefanini alla notizia del Washington Post, secondo cui gli Usa avrebbero chiesto privatamente a Zelensky di mostrare più apertura per una trattativa con Mosca, allo scopo di dimostrare che il presidente ucraino cerca la pace, mentre a rifiutarla sarebbe invece Putin. Parlando con l’Adnkronos, il senior advisor dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) afferma che quello avanzato dall’amministrazione Biden al presidente ucraino “è un invito a rinunciare alla pregiudiziale di non voler negoziare con Putin. Gli americani, che restano pessimisti sulla pace, pensano che questa sia una posizione strumentalmente utile, perché metterà in evidenza il fatto che non c’è da parte russa intenzione di voler negoziare cercando una soluzione al conflitto”.
“E’ importante che l’Ucraina, pur essendo la parte aggredita, mostri disponibilità a negoziare – sostiene Stefanini – perché ciò aiuterà anche noi a sostenerla, creando consenso. Per entrambi, russi e ucraini, è difficile sedersi a un tavolo, ma il primo passo è la disposizione a fare concessioni. Nessuno chiede a Zelensky di rinunciare preventivamente all’integrità territoriale. Ma si possono trovare delle soluzioni. L’importante in questo momento è mettere in chiaro ed eliminare dubbi su chi ricada l’onere della guerra. Ed è ciò di cui gli Usa stanno parlando con Zelensky. Non si tratta di porgere l’altra guancia a un Paese che ha iniziato l’invasione e neanche di porre come condizione l’uscita di scena di Putin. Fra i repubblicani americani c’è una scuola di pensiero contraria a sostenere gli aiuti a Kiev. La loro filosofia si spiega nella frase ‘non vogliamo dare un assegno in bianco all’Ucraina’, mentre l’invito dell’amministrazione Usa a Zelensky ad aprire a trattative va nella direzione contraria, nella creazione di un consenso nei confronti di Kiev”.
“C’è la possibilità di un raffreddamento del Congresso verso l’Ucraina – avverte Stefanini – ed è proprio il Congresso a stanziare i finanziamenti. La componente repubblicana che si riconosce in Trump si fonda nell’isolazionismo e nelle simpatie nei confronti della Russia per affinità ideologiche e autocratiche, secondo cui le grandi potenze non si devono preoccupare dell’indipendenza di Paesi come l’Ucraina. La strategia di Putin, fin dall’inizio della guerra, contava su una reazione passiva dell’Europa e sanzioni di scarso peso, e voci dissenzienti. La strategia è fallita, anche grazie alle prese di posizione nette di Italia e Germania. L’aumento dei costi energetici non ha determinato nessun cambiamento nelle posizioni europee. Finora abbiamo tenuto una linea molto ferma, bisogna vedere cosa succederà con l’inverno, ma non vedo divisioni in Europa. Sicuramente, se Zelensky seguirà il consiglio di Biden, questo creerà più coesione anche in Europa”.
(di Cristiano Camera)