(Adnkronos) – “Per quanto i prezzi dell’energia siano recentemente diminuiti, essi restano a livelli assai elevati e vi è il rischio di una nuova impennata durante i mesi invernali”. Lo sottolinea il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef. “L’approvvigionamento di gas dell’Italia si basa principalmente su flussi di importazione soggetti a rischi di varia natura nell’attuale contesto geopolitico” dice. “In tale quadro, l’obiettivo prioritario del Governo non poteva che confermarsi quello di limitare quanto più possibile l’impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili, nonché di garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane sia a livello globale sia nel contesto europeo, anche in considerazione dei corposi interventi recentemente annunciati da altri Paesi membri dell’Unione europea e non solo” osserva.
“Ed ecco perché il Governo ha deciso di confermare l’obiettivo di deficit per il 2022 del Def pari al 5,6 per cento del Pil e di utilizzare una quota maggioritaria del risultante spazio di bilancio, quantificabile in poco più di nove miliardi, a copertura di nuove misure di mitigazione del costo dell’energia, quali la riproposizione dei crediti di imposta a favore delle imprese e il taglio delle accise sui carburanti fino al 31 dicembre” spiega il ministro. “L’andamento dei prezzi energetici e il loro impatto su imprese e famiglie saranno monitorati su base continuativa nei primi mesi del 2023. Al più tardi in occasione della predisposizione del prossimo Def, si valuterà se sussista l’esigenza di ulteriori interventi di calmierazione delle bollette e di aiuti a imprese e famiglie, e si definiranno le modalità di finanziamento di tali interventi”.
“Nello scenario programmatico il tasso di crescita del Pil reale risulta pari allo 0,6% nel 2023 per poi passare all’1,9% nel 2024 e all’1,3% nel 2025. Rispetto alla stima a legislazione vigente, la migliore crescita nel 2023 è principalmente trainata dai consumi delle famiglie che, favoriti da un aumento del reddito disponibile nominale e dall’attenuazione dell’inflazione al consumo indotta dalle misure di calmierazione dei prezzi, si espandono dell’1% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024”.
“Il quadro economico risulta mutato rispetto a fine settembre” ed “è risultato inevitabile aggiornare non solo il quadro macroeconomico programmatico e di finanza pubblica per il 2022-2025, ma anche la previsione tendenziale su cui esso si basa”.
“Le tendenze recenti dell’economia – sottolinea il ministro- sono state più positive del previsto, giacché nel terzo trimestre il pil è aumentato dello 0,5% sul periodo precedente, smentendo le aspettative dei previsori e portando la crescita acquisita per quest’anno (sulla media dei dati trimestrali) al 3,9%. Inoltre, mentre l’inflazione al consumo è purtroppo aumentata, il prezzo all’ingrosso del gas naturale è recentemente sceso sia a livello europeo, sia, in maggior misura, sul mercato italiano, così da implicare un temporaneo sollievo all’economia nell’immediato futuro. D’altra parte, le aspettative di imprese e famiglie, e le stime dei previsori domestici e internazionali sul futuro andamento dell’economia, sono notevolmente peggiorate. Il rischio di una flessione del ciclo è accresciuto dai corposi rialzi dei tassi-guida da parte delle principali banche centrali in risposta a dati dell’inflazione, i quali impattano sui bilanci delle famiglie e dell’imprese”.
In base a tali premesse, rileva Giorgetti, “è risultato inevitabile aggiornare non solo il quadro macroeconomico programmatico e di finanza pubblica per il 2022-2025, ma anche la previsione tendenziale su cui esso si basa”.
Nella Nadef la previsione di crescita del Pil nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata rivista al rialzo per il 2022, da 3,3% a 3,7%, mentre quella per il 2023 è stata definita a 0,6%. Per il 2024 e il 2025 le previsioni sono rimaste invariate, all’1,8% e all’1,5%. Il documento indica invece per il 2023 una crescita programmatica dello 0,6%. Riguardo alle stime del deficit tendenziale vengono confermate quelle di settembre: nel 2022 e nel 2023 l’indebitamento netto è previsto pari, rispettivamente, al 5,1% e al 3,4% del Pil. Sono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6% del Pil, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3%. E’ inoltre prevista una discesa costante del debito nei prossimi anni, fino al 141,2% nel 2025, mentre un forte impegno sarà dedicato anche all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da cui dipendono gli investimenti per rilanciare la crescita sostenibile dell’economia italiana.
In vista della predisposizione della prossima legge di bilancio, il governo ha inoltre approvato la Relazione al Parlamento per richiedere l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, dove sono fissati gli obiettivi del deficit al 4,5% nel 2023, 3,7% nel 2024 e 3% nel 2025 e in cui si dà conto dell’extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022.
Sul fronte del mercato del lavoro, a settembre l’occupazione ha ripreso a crescere e il tasso di disoccupazione è risultato pari al 7,9%, invariato rispetto ad agosto e al minimo dal 2009 ad oggi. In risposta alla prevista perdita di slancio dell’attività economica, la dinamica dell’occupazione è stata corretta lievemente al ribasso nel 2023. Ciononostante, anche in ragione degli andamenti della forza lavoro, la previsione del tasso di disoccupazione viene rivista lievemente al ribasso rispetto alla Nadef di settembre nel 2022 (8,1%, -0,1 punti percentuali) e viene confermata all’8% nel 2023, al 7,7% nel 2024 e al 7,5% nel 2025.