(Adnkronos) – “Quando ho cominciato a lavorare sulla sclerosi multipla, non c’erano terapie e la malattia era una condanna. Chi prima, chi dopo, molti pazienti finivano in carrozzina, con una disabilità evidente. Adesso non è più così. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, siamo in grado di tenerla sotto controllo, come molte altre malattie autoimmuni, ma bisogna usare i farmaci giusti, altamente efficaci all’inizio. Ci sono circa 20 terapie, attualmente, autorizzate per la sclerosi multipla, e altre ne arriveranno, ormai aumentano in fretta. Dobbiamo dare al paziente quella più giusta per lui”. Questo il quadro tracciato da Luca Battistini, direttore del Laboratorio di neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, dal 38.esimo congresso dell’Ectrims, il più importante evento scientifico dedicato alla ricerca sulla sclerosi multipla, in corso ad Amsterdam.
“Sempre più la terapia è e sarà personalizzata, diversa a seconda del paziente, della sua età, della storia di malattia e del contesto storico – sottolinea Battistini – Noi studiamo il profilo immunitario del paziente a 360 gradi per trovare dei biomarcatori in grado di dare una risposta su quale potrebbe essere la terapia migliore per quel paziente prima di somministrare il farmaco. Ci sono tante variabili da prendere in considerazione nella scelta della terapia”. Anche per la sclerosi multipla si punta a trattamenti sempre più su misura, personalizzati. “Già oggi – spiega – abbiamo dei marcatori, oltre alla risonanza, che si possono usare per cercare di capire come si evolverà la malattia di quel paziente e quale strategia terapeutica adottare. La sclerosi multipla è una malattia cronica infiammatoria, si deve tenere sotto sempre controllo questa risposta immunitaria troppo vivace, senza però azzerare il sistema immunitario, bilanciando i rischi”.
Per l’immunologo la parola chiave è “early treatment: usare i farmaci giusti, altamente efficaci all’inizio. Sappiamo che la neuro-infiammazione è subdola, negli anni ’90 si parlava di sclerosi multipla benigna, c’era l’idea che se non si trovano nuove lesioni con la risonanza, significa che la malattia è ferma. Ora sappiamo che non è così, non esiste una sclerosi multipla benigna. La malattia può essere silente, ma non si ferma”.
“Abbiamo capito che usare terapie poco efficaci, come quelle cosiddette di prima linea – afferma Battistini – non è una buona strategia: si blocca per un po’ e con una variabile percentuale di successo la formazione di nuove lesioni, ma non la neuro-infiammazione. Ci sono forme primariamente progressive di sclerosi multipla, sono casi rarissimi. Le forme definite ‘secondariamente progressive’ erano in realtà nella maggior parte dei casi pazienti non trattati subito in maniera molto aggressiva a livello del sistema immunitario e la malattia lentamente, ma inesorabilmente progrediva e peggiorava. Sono definizioni obsolete, queste distinzioni vanno abbandonate. Le diverse forme di sclerosi multipla sono tutte progressive, più rapide o più lente, ma ora sappiamo che la fase remittente non c’è. Questa malattia non si ferma mai – rimarca – e bisogna iniziare da subito, se possibile, le terapie più efficaci. Le agenzie regolatorie dovrebbero tenerne conto, non pensando unicamente al problema dei costi”.