Le caselle da riempire nel governo, in Parlamento e nell’organigramma del Pd, faranno da griglia al dibattito che si svolgerà questa sera alla Direzione Dem, poco dopo il rientro di Matteo Renzi dal G7. La “riflessione” sul partito, annunciata sabato dal premier-segretario, così come il “dialogo” con la minoranza interna sul ddl scuola ed altri provvedimenti, passa anche attraverso la scelta degli uomini da chiamare a ricoprire alcuni ruoli nel governo, in Parlamento e nel Partito. Un motivo che ha fatto abbassare la tensione nelle ultime ore rispetto ai giorni successivi le elezioni regionali. Questa sera alle 21 Renzi partirà da una analisi del voto, in parte anticipata sabato a Genova. Il segretario respingerà la tesi della sconfitta e sottolineerà che il numero delle Regioni a guida Pd (e anche il numero dei cittadini governati) è aumentato, pur ammettendo che la sconfitta in Liguria va addebitata al Pd stesso. Di qui l’idea di tornare a porre l’attenzione alla rifondazione del Partito cominciando dai territori, dove si sono evidenziate diverse debolezze: non solo le degenerazioni (come quelle emerse con l’inchiesta Mafia capitale), ma anche la constatazione che alle Regionali i candidati hanno fatto ognuno una corsa sulle preferenze, che ha solo incrementato la “competition” interna, senza riuscire ad allargare il consenso. Chi ha parlato con Renzi nei giorni scorsi, riferisce la sua volontà di riprendere il lavoro sul partito, su cui finora si è impegnato un gruppo di lavoro guidato da Matteo Orfini (soprattutto sulle regole interne) che però non ha avuto occasione di portare in Direzione o in Assemblea nazionale quanto discusso. Domani potrebbe essere data una indicazione temporale al gruppo di lavoro per portare delle proposte all’Assemblea nazionale. Inoltre si è parlato di rimetter mano alla segreteria, con un possibile arrivo all’Organizzazione di Ettore Rosato, ora vice-capogruppo vicario alla Camera. A guidare il Gruppo potrebbe essere l’attuale vicesegretario Lorenzo Guerini, il cui ruolo attuale potrebbe essere affidato a qualcuno della sinistra interna, dell’area guidata da Matteo Mauri e Cesare Damiano, che ha votato la fiducia sull’Italicum. Sempre in Parlamento, a luglio, verranno votati nuovamente i presidenti delle Commissioni, e quelli oggi in mano a Forza Italia (4 alla Camera e 2 al Senato), andrebbero invece a esponenti della maggioranza e del Pd. Oggi il ministro Maurizio Martina, anch’egli della minoranza, ha invitato a togliere dall’agenda il tema del congresso, evocato sabato da altri esponenti della sinistra interna, e a valorizzare invece l’impegno nel governo del Paese. Invito sottolineato anche da Cesare Damiano. Altri esponenti della minoranza sono nell’esecutivo (oltre a Martina i sottosegretari Luciano Pizzetti, Sesa Amici, Paola De Micheli) e non si può escludere che anche il ruolo di vice-ministro allo Sviluppo, lasciato libero da Claudio De Vincenti, possa essere affidato ad un altro esponente della minoranza. L’attribuzione di ruoli di governo e in Parlamento a esponenti della minoranza dimostrerebbe l’intenzione di Renzi di “dialogare” anche su futuri provvedimenti, e in più isolerebbe la parte della sinistra interna più intransigente.