Home ATTUALITÀ Gb, la rivincita di Sunak: un miliardario a Downing Street

    Gb, la rivincita di Sunak: un miliardario a Downing Street

    (Adnkronos) – Governare un partito “incontrollabile”, in crisi nei sondaggi e tirare fuori la Gran Bretagna dalle secche di una crisi finanziaria con prospettive di recessione che ha già affondato il governo Truss. E’ l’arduo compito a cui è chiamato Rishi Sunak, il miliardario nuovo inquilino di Downing Street che ha conquistato la leadership dei Tories ‘per esclusione’ dopo l’uscita di scena dei suoi due sfidanti. L’attuale leader della Camera dei Comuni Penny Mordaunt, infatti, non ha raggiunto il quorum richiesto di 100 deputati per passare alla seconda fase delle selezioni e allo stesso destino è andato incontro l’ex premier Boris Johnson, che dopo aver accarezzato il sogno di un ritorno a tempo di record alla guida del governo, ieri sera si è ritirato a sorpresa, sostengono i media britannici, dopo aver preso contezza dell’impossibilità di raggiungere quota 100.  

    Per Sunak, che nel weekend ha ottenuto l’appoggio del nuovo cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, e del ministro dell’Interno, Grant Shapps, si tratta di una rivincita dopo la bruciante sconfitta al ballottaggio del mese scorso con Truss, la ‘nuova Thatcher’ di fatto destituita dal suo stesso partito dopo che i mercati avevano bocciato sonoramente la sua manovra, innescando la caduta della sterlina e un aumento dei mutui. 

    Per la prima volta nella storia, ed ironia della sorte in un momento in cui molti britannici sono alle prese con l’aumento del costo della vita, il capo del governo ha un patrimonio superiore a quello della Famiglia Reale. Secondo il Guardian, il nuovo premier e la moglie, Akshata Murty, figlia del miliardario co-fondatore di Infosys Narayana Murthy, possono contare su una fortuna stimata di circa 730 milioni di sterline, più del doppio dei 300-350 milioni di sterline di re Carlo III e della regina consorte Camilla. 

    Padre di due bambine, Krishna e Anoushka, ‘il maharaja delle Yorkshire Dales’ – come è soprannominato – trascorre la maggior parte della settimana nella sua lussuosa casa di Kensington da sette milioni di sterline per poi trasferirsi per il weekend nella sua magione in stile georgiano di Kirby Sigston dotata di piscina, palestra, sala yoga e campo da tennis. La stampa britannica ha stimato che, ai prezzi di mercato, Sunak pagherebbe oltre 14mila sterline l’anno di corrente elettrica solo per riscaldare la sua piscina 12×5, quasi sei volte la media di una famiglia britannica. 

    Figlio di due genitori dell’Africa orientale ma di origine punjabi che si sono trasferiti in Gran Bretagna negli anni ’60, Sunak – grazie a a famiglia facoltosa – ha frequentato una delle scuole private più costose del Paese, la Winchester. Formatosi a Oxford prima di guadagnare milioni con gli hedge fund e diventare deputato nel 2015, fin da subito è stato un sostenitore della Brexit. 

    Già un anno fa sembrava in dirittura l’ascesa a Downing Street per il nuovo premier. Man mano che nubi sempre più scure si addensavano sul futuro politico di Johnson, erano molti a prevedere un suo rapido arrivo al numero 10 . “Prime minister in waiting”, l’aveva addirittura definito il Financial Times. La popolarità di Sunak derivava dall’essere stato il promotore di un imponente programma di aiuti statali da 350 miliardi di sterline per aziende e privati colpiti dal lockdown. 

    La sua reputazione, tuttavia, era svanita presto, non aiutata dal ‘tax gate’ della moglie, dalla crisi del costo della vita fino all’accusa di aver pugnalato Johnson alle spalle. Truss, al contrario, era partita dal fondo del gruppo, ma aveva saputo sfruttare la guerra in Ucraina grazie a una dura retorica anti-Putin. 

    Come accade spesso nella politica britannica, nel ballottaggio con Truss il ceto aveva giocato un ruolo importante e ciò era diventato palese quando era stato reso pubblico un video di un giovane Sunak che in un documentario televisivo scherzava sul fatto che non avesse amici della classe operaia. La stessa che ora dovrà ‘salvare’ dall’inflazione.