L’Italia farà di tutto “per recuperare le salme di quei morti per la libertà”. Lo ha garantito il premier Matteo Renzi parlando del barcone affondato lo scorso 18 aprile al largo della Libia, provocando la morte di circa 750 migranti, e che è stato localizzato dalla Marina Militare, con all’interno numerosi corpi. Nei pressi del relitto “e’ stato individuato il corpo di un uomo; all’interno dello scafo e anche nel ponte più basso sono stati individuati numerosi corpi”. Lo si apprende dalla procura di Catania che conduce le indagini sul naufragio del 18 aprile. “La documentazione raccolta e le valutazioni operate dal personale tecnico della Marina indicano l’esistenza sul relitto” localizzato oggi nel Canale di Sicilia “di danni alla prua e sulla parte anteriore sinistra della fiancata, derivanti probabilmente dall’urto con il mercantile” intervenuto per soccorrere i migranti. E’ quanto afferma la Procura di Catania, sottolineando che sono state raccolte “immagini sonar ad alta risoluzione e di immagini video e fotografiche”. Su richiesta della Procura di Catania, La Marina Militare ha messo a disposizione i cacciamine Gaeta e Vieste, insieme alla corvetta Sfinge, per le operazioni di ricerca e localizzazione del peschereccio affondato. Ed oggi, a circa 85 miglia a nord est delle coste libiche, è stato localizzato, ad una profondità di 375 metri, un relitto di colore blu della lunghezza di 25 metri, “correlabile – sottolinea la Marina – con il relitto del barcone inabissatosi lo scorso 18 aprile”. La rilevazione del relitto è stata possibile grazie alle strumentazioni sonar ed il mezzo subacqueo Gigas in dotazione ai cacciamine.