E’ iniziata, nel carcere milanese di S.Vittore, l’udienza di convalida dell’arresto di cinque persone bloccate venerdì scorso durante i cortei ’No Expo’ a Milano. Sono tutte accusate di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di armi improprie e dal numero dei partecipanti. Oltre ai difensori degli arrestati, sono entrati nel carcere il gip di Milano, Donatella Banci Buonamici, e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, che coordina il pool antiterrorismo della procura di Milano. “La mia assistita non aveva mai avuto contatti con gruppi radicali” ha spiegato prima di entrare a S. Vittore l’avvocato Paolo Antimiani, legale di una donna di 42 anni arrestata durante gli scontri. “Non è un’attivista dei centri sociali – conclude – ed è la prima volta che è coinvolta in vicende del genere”. “Non mi interesso di politica, non ho mai frequentato centri sociali o gruppi antagonisti”: lo ha spiegato durante l’udienza di convalida dell’arresto, nel carcere milanese di San Vittore, il 23enne, Jacopo Piva, bloccato venerdì scorso insieme ad altre quattro persone durante il corteo ’No Expo’ a Milano. Residente a Rozzano, nell’hinterland milanese, l’arrestato lavora come commesso in un negozio di calzature. Alle spalle ha solo una denuncia, lo scorso agosto, per aver tracciato una ’tag’ su una pensilina. Il giovane, secondo quanto ha riferito il suo difensore, l’avvocato Loris Panfili, ha raccontato al gip di essere andato a Milano solo per “partecipare alla manifestazione del primo maggio, contro il precariato contro l’Expo” e di essersi trovato “nel mezzo degli scontri provocati da altre persone”. Ha spiegato inoltre che la mascherina, trovata dalle forze dell’ordine nel suo zaino, “serviva solo per riparare dallo smog circolando in bicicletta”. “La sua identificazione come uno dei partecipanti agli scontri non è certa – ha spiegato il suo difensore – e per questo abbiamo chiesto la scarcerazione”. Al termine dell’interrogatorio (il secondo della mattinata), il gip si è riservato sulla convalida dell’arresto e sulla misura della custodia cautelare in carcere chiesta dalla Procura.