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    Margiotta (Confsal): ‘Salario minimo non per editto, sì a interventi per settori deboli’

    (Adnkronos) – Salario minimo sì ma perché non sia solo una “pia intenzione” deve prevedere un intervento strutturale sui settori economici deboli dove la produttività non consentirebbe all’impresa di sostenere i costi, unitamente a una decontribuzione significativa. E’ in sintesi quanto mette in rilievo il segretario generale della Confsal Raffaele Margiotta in un intervento alla festa Aepi. 

    “Noi – premette – abbiamo due grosse calamità non naturali, scenari di guerra, pandemia e conseguente crisi energetica che si vanno a caricare su problemi strutturali del mondo del lavoro. Noi abbiamo un mondo del lavoro diviso in due in cui c’è una categoria grandissima per cui il salario minimo è ininfluente. L’idea del salario minimo è un principio su cui tutti quanti non possiamo che essere d’accordo, cioè che ci deve essere una minima dignità economica che deriva dal lavoro, è un oggetto che ci accomuna: il problema vero é come si affronta tale obiettivo, che non può essere solo una pia intenzione” sottolinea. Il principio, spiega il leader della Confsal, “riguarda una specifica fetta del mondo del lavoro, parecchi settori merceologici anche nelle pmi”.  

    Tuttavia “non basta stabilire per legge che da domani i salari saranno tutti 9 euro , è una buona intenzione ma bisogna partire da una realtà fattuale. In questo segmento cui accennavo la produttività, il valore aggiunto prodotto dai dipendenti secondo la fotografia dell’Istat è prossimo e a volte inferiore a quello del costo aziendale per corrispondere un salario di 9 euro l’ora, cioè nei settori come l’energia questo problema non esiste ma esiste in settori economicamente deboli dove la produttività non raggiunge nemmeno i 24mila euro dispari del mondo dell’energia” afferma. 

    “Io da una parte mi rendo conto che i salari sono bassi – prosegue Margiotta – ma poi se vedo i dati economici vedo che i salari sono bassi dove i settori economici sono deboli. I salari in questi settori non potranno mai salire se non ci sarà un intervento strutturale e una decontribuzione significativa e selettiva dove c’è un indice di debolezza economica. Questi problemi strutturali vanno risolti e soprattutto oggi che possiamo fruire di risorse aggiuntive. Ovviamente poi bisogna anche lavorare sulla riduzione del cuneo fiscale” osserva indicando che “se lasciamo l’irpef su chi guadagna 8 euro orari io la chiamo la tassa sulla povertà”. 

    “I salari non possono crescere per editto non possono crescere con disegni di legge, ma serve una decontribuzione sui settori economici caratterizzati da risultati veramente critici” conclude.