L’Italia si conferma leader del biologico in Ue. I numeri presentati a Rivoluzione Bio Osservatorio SANA, durante la 34esima edizione di SANA, evidenziano che le superfici coltivate a biologico hanno raggiunto quasi 2,2 milioni di ettari, crescendo del 4,4%, con un’incidenza sulla SAU nazionale del 17,4%, la più alta in Ue.
Il nostro Paese mantiene anche il primato del numero di operatori 86.144, in aumento del 5,4% rispetto al 2021.
Punto critico, la battuta d’arresto dei consumi domestici che, secondo i dati dell’Osservatori SANA, sono diminuiti dell’0,8% mentre, dopo il periodo pandemico, si registra una decisa crescita (+53%) dei consumi fuori casa. In grande espansione l’export del biologico italiano, che vola al +16%.
Dai dati presentati a Rivoluzione Bio, FederBio sostiene l’urgenza di tornare a far crescere i consumi domestici utilizzando al meglio gli investimenti stanziati per il biologico. Occorre, inoltre, un cambio di paradigma che spinga verso un modo di consumare cibo più consapevole e sostenibile, con meno sprechi, basato sulla stagionalità e sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori.
Come spiega il Presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini, “C’è uno stretto legame tra il cambiamento di modello agricolo e il consumo alimentare: la svolta della transizione ecologica non riguarda solo la produzione, ma anche il consumo e il mercato”.
Tuttavia, aggiunge la Mammuccini, “Il biologico rappresenta lo strumento per modificare le abitudini alimentari. Occorre fare maggiore attenzione agli sprechi, ancora troppo elevati, e alla stagionalità degli alimenti, in particolare in questa fase di difficoltà delle famiglie legata alle emergenze energetica, alimentare e climatica”, dunque aggiunge l’esperta, “L’equilibrio tra produzione e consumi è fondamentale per bilanciare domanda e offerta e per centrare l’obiettivo del 25% di SAU coltivata a biologico entro il 2030”.
Considerato poi che “Produzione e mercato sono legati – avverte ancora la presidente di FederBio – se non valorizziamo la produzione biologica nazionale rischiamo di favorire l’importazione. Abbiamo diversi strumenti, inseriti nella legge sul bio, per tutelare il buon cibo biologico italiano. Tra questi la diffusione dei distretti biologici che favoriscono la filiera corta e i rapporti tra cittadini, agricoltori e istituzioni locali. Inoltre, la valorizzazione del marchio Made in Italy bio è fondamentale per la tutela dell’identità e del legame con il territorio delle produzioni biologiche italiane”.
Quindi, “ Occorre, infine, avviare un’efficace attività di promozione, comunicazione ed educazione alimentare sui valori del bio – conclude la Mammuccini – per invertire il dato dei consumi domestici e proseguire nel percorso che vede il nostro Paese leader in Europa nel settore”. |