«Non assumo gay», questa la frase costata 10mila euro all’avvocato Carlo Taormina. L’ex legale di Silvio Berlusconi, Giulio Andreotti e Annamaria Franzoni, infatti, è stato accusato di discriminazione e condannato a risarcire un’associazione che tutela i diritti delle persone omosessuali, dopo aver affermato apertamente di non volere “gay” nel suo studio.
«Se la tenga lei lomosessualità, io non ne ho alcune né in simpatia né in antipatia, non me ne frega niente, l’importante è che non mi stiano intorno» dice Taormina. «Mi danno fastidio. Parlano diversamente, si vestono diversamente, si muovono diversamente, è una cosa assolutamente insopportabile, guardi. È contro natura».
Questa intervista per “La Zanzara”, andata in onda su Radio 24, ha fatto subito scalpore. «Perché lo devo prendere, faccia lavvocato se è così bravo e così, diciamo, così capace di fare lavvocato si apra un bello studio per conto suo, si fa la professione dove meglio crede», l’ex sottosegretario dell’Interno ha risposto così alle domande del conduttore, Giuseppe Cruciani.
A denunciarlo per discriminazione è stata l’associazione “Avvocatura per i diritti Lgbti”, con a capo Caterina Caput e Alberto Guariso. Il noto avvocato, oltre al risarcimento, dovrà pagare anche la pubblicazione della notizia che conferma la sentenza da parte della Corte d’Appello di Brescia.
Taormina si è appellato alla “libertà di espressione”, ma i giudici bresciani hanno affermato che «Ha manifestato, pubblicamente, una politica di assunzione discriminatoria, si tratta quindi di espressioni idonee a dissuadere gli appartenenti a detta categoria di soggetti dal presentare le proprie candidature allo studio professionale dellappellante e quindi certamente ad ostacolarne laccesso al lavoro ovvero a renderlo maggiormente difficoltoso».
Secondo i giudici, inoltre, la notorietà dell’avvocato «Non può che attribuire maggiore risonanza alle sue dichiarazioni, e quindi, parallelamente, maggiore dissuasività».
«È un bel risultato» sostiene Guarisi, «una sentenza importante perché sancisce la tutela generalizzata delle persone che possono subire uno svantaggio anche da semplici dichiarazioni. Annunci pubblici che secondo il giudice hanno un effetto di limitare unopportunità di lavoro, oltre che di una umiliazione personale. Sono due gradi di giudizio conformi: sentenze analoghe in Italia finora non ce nerano».