(Adnkronos) – Sono passate esattamente due ore dall’inizio dell’incontro quando arriva la fumata bianca. “C’è l’accordo”. Enrico Letta e Carlo Calenda, stavolta davanti a ‘testimoni’ – al gruppo dem alla Camera dove si è svolto l’incontro c’erano anche Benedetto Della Vedova ed esponenti di Pd, Azione e Più Europa – hanno chiuso il tira e molla degli ultimi giorni e firmato un patto elettorale. Due i punti qualificanti. Il primo l’intesa sui collegi uninominali. Nessun leader o segretario di partito della coalizione sarà candidato nel maggioritario. Comprese le ex-azzurre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.
“Tutti hanno fatto un passo indietro”, sottolineano dal Pd. E Letta che ha chiesto e ottenuto al tavolo che tutti facessero il passo indietro, offre ‘diritto di tribuna’ a quei leader che rischiano di restare fuori. Ad esempio Luigi Di Maio la cui lista, Impegno Civico, viene data nei sondaggi attuali sotto la soglia del 3% necessaria per entrare in Parlamento. Certo, dovrebbe rinunciare però a correre con la sua lista per essere candidato nel ‘listone’ dei Democratici e progressisti’.
“A seguito del Patto elettorale raggiunto oggi con Azione/+Europa, in linea con l’impegno a supportare la costruzione di una coalizione plurale e ampia da opporre al progetto della destra sovranista, nelle prossime liste elettorali -annuncia una nota del Nazareno- il Partito Democratico offrirà diritto di tribuna in Parlamento ai leader dei diversi partiti e movimenti politici del centrosinistra che entreranno a far parte dell’alleanza elettorale”. Nel patto bilaterale tra i due ‘front runner’ – Letta e Calenda – si è concordato di dividere la quota uninominale così: 70% dei collegi al Pd e il 30% ad Azione e Più Europa.
L’altro punto riguarda il programma. I punti in comune tra Pd e Azione. E qui il solco ‘draghiano’ è forte. Europa, politica estera, guerra in Ucraina. Temi su cui i dem erano già in sintonia con Azione. Forse la parte più innovativa è quella sull’energia dove, nero su bianco, i due partiti inseriscono la “realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile” per fronteggiare l’emergenza.
Un ancoraggio draghiano nel merito e nel metodo con la presa di distanza da chi ha causato la crisi. “Le parti condividono e si riconoscono nel metodo e nell’azione del governo guidato da Mario Draghi. I partiti che hanno causato la sua caduta si sono assunti una grave responsabilità dinanzi al Paese e all’Europa”.
In ambito economico e sociale, si legge nel testo dell’accordo sottoscritto da Pd, Azione e Più Europa, “le parti s’impegnano a contrastare le disuguaglianze e i costi della crisi su salari e pensioni, convenendo di realizzare il salario minimo nel quadro della direttiva Ue e una riduzione consistente del ‘cuneo fiscale’ a tutela in particolare dei lavoratori”.
E poi “per quanto riguarda le riforme da completare e/o emendare dopo l’interruzione traumatica del governo, Pd e Azione/+Europa concordano” su alcuni punti dalla necessità “di realizzare integralmente il Pnrr nel rispetto del cronoprogramma convenuto con l’Unione europea” al no aumento del “carico fiscale complessivo”, la revisione del Rdc e del Bonus 110% “in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi”. Infine i diritti: “Dare assoluta priorità all’approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae”.
Per quanto riguarda il patto elettorale sulle candidature “le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza”. E si specifica: no ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), no gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura).
Nelle conferenza stampa a tre alla Camera, Letta ha voluto specificare che quello stretto oggi è un patto bilaterale con Azione ma che il rapporto con gli altri alleati della coalizione è e resta “solido”. Dice Letta: “Come Pd abbiamo e continueremo la discussione sia programmatica, sia per la campagna elettorale, con altre liste, sono liste con cui abbiamo un rapporto fondamentale. C’e’ su questo una asimmetria nel rapporto fra Pd, Azione e Piu’ Europa. Staremo insieme ma il rapporto che abbiamo con le altre liste lo consideriamo solido”. Garantisce il segretario Pd: “Discuteremo con le altre liste fuori dalla discussione bilaterale che abbiamo qua fra di noi”.