(Adnkronos) – E’ l’uomo che ha traghettato Giuseppe Conte nel M5S. Anche per questo gli occhi di molti, dentro e fuori ai Palazzi romani, sono su Alfonso Bonafede, l’ex ministro della Giustizia, tra i nomi dei big rimasti a ‘bocca asciutta’ sul terzo mandato. Tra i veterani per i quali la deroga era considerata possibile, i più hanno fatto sentire la loro voce, vedi Paola Taverna e Roberto Fico. Tace invece l’ex Guardasigilli, un silenzio che molti, in queste ore, considerano sospetto. E dopo gli addii di ‘pezzi grossi’ come Federico D’Incà e Davide Crippa, il nome di Bonafede torna a girare vorticosamente, al pari dei giorni successivi alla scissione capitanata da Luigi Di Maio, a cui Bonafede è da sempre considerato molto vicino.
Fonti parlamentari raccontano all’Adnkronos di numerosi ‘abboccamenti’ per l’ex ministro. “Non fosse altro – racconta un big del Movimento, anche lui a fine corsa – che portarsi dentro l’uomo artefice dell’approdo di Conte nel M5S vuol dire colpire duro mediaticamente” il leader del M5S. Che sulla mancata deroga della regola aurea dei due mandati giocherà gran parte della sua campagna elettorale, motivo di nervosismo e rancore per chi, da mesi, veniva rassicurato su un”eccezione’ possibile dallo stesso Conte. Eppure gli uomini più vicini a Bonafede assicurano che l’ex ministro avrebbe bloccato sul nascere le iniziative nate in seno al cosiddetto campo largo per fargli cambiare ‘casacca’.
“Certo c’è delusione da parte sua, per tante cose. Il suo malessere d’altronde era noto da tempo, emerso con forza negli ultimi Consigli nazionali – raccontano – ma Bonafede è fermo sulla volontà di restare nel M5S. Salvo sorprese, non uscirà”. Bonafede tace con i cronisti, da giorni irraggiungibile telefonicamente. “In alcune chat interne ha però scritto che lui non riesce a immaginarsi diversamente e di non potersi pensare in un’altra forza politica”, riportano alcuni colleghi.