(Adnkronos) – “Nonostante il rispetto che ho per le capacità di ‘campaigner’ che Berlusconi ha dimostrato in tutta la sua vita politica oggi non credo che possa arrivare al 20%. Il Cavaliere ha perso quell’appeal che aveva nell’elettorato moderato ed il suo ruolo nell’affossamento del governo Draghi ha accentuato questo distacco”. Ne parla con l’Adnkronos Roberto D’Alimonte, politologo e docente di ‘Sistema politico italiano’ nel Dipartimento di Scienze politiche della Luiss che osserva: “Anche l’area di destra ha destinazioni più appetibili di Berlusconi, senza tener conto che c’è Calenda che ha dimostrato, pur non avendo deciso dove schierarsi, di poter essere un magnete per gli elettori di centro destra insoddisfatti”.
D’Alimonte fa notare “la scelta costosa compiuta da Carfagna e Gelmini abbandonando Forza Italia. Hanno lasciato un partito che fa parte della coalizione vincente, una nave che secondo i sondaggi andrà al governo. Hanno fatto uno scambio tra presente e futuro. Una scommessa molto rischiosa di rinuncia ai benefici immediati in vista della costruzione di un partito in un’area di centro moderato che potrebbe diventare l’ago della bilancia politica italiana”.
Il futuro sarà il centro? “Mi sembra un po’ difficile. Va compresa la struttura dell’offerta, cioè gli schieramenti, che influenzano la domanda, cioè il voto. Comunque se il futuro ci sarà, dipende da Calenda. E’ l’unico con cui si può pensare di costruire un polo di centro. Azione è la sola formazione politica che in quell’area supera il 3% e che secondo i sondaggi è in ascesa, potrebbe arrivare al 6%. Ma Calenda è come Amleto: essere o non essere; entrare o non entrare, questo il dilemma…Panta rei, tutto scorre. Perché siamo agli accordi elettorali, non programmatici. Anche se Calenda – ricorda il politologo – è l’unico ad avere un programma. E questa potrebbe essere una buona carta per il leader di Azione, per guadagnare punti con i suoi elettori”.
(di Roberta Lanzara)