(Adnkronos) –
Unicredit batte le previsioni del mercato e archivia il secondo trimestre dell’anno con risultati in forte crescita. Il gruppo bancario registra un utile netto, esclusa la Russia, di 1,5 miliardi di euro nel trimestre, in aumento del 66,6% su base annua, battendo nettamente il consensus degli analisti. Il risultato netto complessivo è di 2,01 miliardi, in aumento del 94,5% su base annua. Sempre nel secondo trimestre, esclusa la Russia, i ricavi totali sono di 4,5 miliardi (+4,9%), mentre il margine di interesse ammonta a 2,3 miliardi (+11%). fra gli indici di patrimonializzazione il Cet1 ratio complessivo è al 15,73%, in aumento di 22 punti base su base annua.
Unicredit, ha detto il suo amministratore delegato, Andrea Orcel, “ha continuato a ottenere ottimi risultati nel secondo trimestre, conseguendo la migliore performance per il primo semestre degli ultimi dieci anni, spinta da redditività in crescita, solida generazione organica di capitale e riduzione della base costi nonostante l’impatto dell’inflazione”. Risultati che hanno permesso al gruppo di migliorare gli obiettivi per l’anno in corso. Nel 2022 i ricavi, esclusa la Russia, sono previsti al di sopra di 16,7 miliardi di euro, il margine di interesse di 9,2 miliardi e l’utile netto di circa 4 miliardi. Il Cet1 è previsto sopra il 13%.
Sul fronte della Russia Unicredit ha complessivamente ridotto la propria esposizione verso il Paese di circa 2,7 miliardi di euro, attraverso azioni “proattive e disciplinate”. In ogni caso, ha sottolineato Orcel, “dal punto di vista dell’impatto economico, finanziario e di capitale sul gruppo la Russia non è più una preoccupazione”. L’esposizione verso il Paese è “sotto controllo. Abbiamo continuato a ridurre, come promesso, la nostra esposizione verso il Paese” e “continueremo in quella direzione in modo ordinato e razionale”.
Sulla situazione politica dell’Italia il manager ha spiegato che il momento per il Paese è “difficile”, ma si è detto “fiducioso” che il nuovo governo “garantirà la stabilità e le riforme di cui il Paese ha bisogno per affrontare le attuali difficoltà macroeconomiche. Credo anche che nessun governo vorrà pagare il prezzo politico di far deragliare il Pnrr”. In ogni caso “il tempismo della crisi di governo non è stato dei migliori, visto che coincide con tutte le incertezze e la volatilità che stiamo affrontando”.