(Adnkronos) – “Oggi, sul luogo dell’attacco ad Odessa la situazione è ancora più difficile. Le persone piangevano moltissimo. La gente gridava disperata, specialmente le donne adulte, erano incredule, incapaci di realizzare, non riuscivano a capire come si possano uccidere le persone, i bambini, mentre stanno dormendo. Oggi, rispetto a ieri, c’è la realizzazione delle persone che sono rimaste senza casa, senza soldi, senza nulla. L’atmosfera è molto cupa, è straziante”. E’ la testimonianza all’Adnkronos della portavoce del Servizio Nazionale per le Emergenze ucraino (Ses), Maryna Martynenko, che racconta la situazione sul posto all’indomani dell’attacco missilistico in piena notte su edifici residenziali della città portuale di Odessa.
“Dal punto di vista emotivo -racconta la portavoce- per le persone oggi è ancora più complicato da metabolizzare, c’erano delle persone che volevano tornare a trovare i loro oggetti personali, a recuperare qualcosa della loro vita di prima”. Per quanto riguarda i dati, al momento la situazione è stabile. “21 persone decedute, 39 feriti”, conferma la Martynenko. Che aggiunge che “ci sono 153 soccorritori, in questo momento, che sono al lavoro per lo sgombero delle macerie”. Stando ai dati attuali “non ci dovrebbero essere altre persone sotto le macerie, ma si continua a scavare”, spiega. E aggiunge: “Per i soccorritori sono giorni difficili, capiscono però che questo è il loro lavoro e cercano di resistere”.
Oltre al personale sul campo “ci sono gli psicologi che sono al lavoro con i bambini, e tra le tante scene mi ha colpito che, per intrattenerli, hanno cantato insieme a loro l’inno ucraino. E’ stato un momento molto toccante”. Sul posto, racconta Martynenko, “è’ arrivato anche il parroco e ha detto la messa peri defunti”.
La portavoce è abituata a vedere scene forti, ma conversando con l’Adnkronos c’è spazio anche per una riflessione privata e personale. “Io per via della mia professione ho visto tante scene, dall’inizio della guerra -spiega- Tanti morti, tra cui purtroppo anche bambini. Sono una persona molto emotiva, ma ho dovuto imparare a distaccarmi da ciò che vedo. Altrimenti, vedendo 21 morti tutti insieme, sarei crollata, e non sarei riuscita a fare assolutamente nulla. Ho cercato di fare il mio lavoro staccandomi da punto di vista umano, facendo foto, video, aiutando in tanti modi. Ma le scene che ho visto sono strazianti”.
(di Ilaria Floris)