(Adnkronos) – “Il nuovo sistema di garanzia dei Lea segna un cambio di passo rispetto al vecchio sistema di adempimenti Lea, ma come tutte le riforme è un esperimento e gli esperimenti si misurano strada facendo: alla luce delle esigenze ed evidenze vengono aggiustati e ammodernati, ampliati e eventualmente corretti”. Così Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, nel suo intervento in occasione del Seminario nazionale ‘Analisi del nuovo sistema di garanzia dei Lea’, promosso oggi a Roma da Salutequità, con il contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia, alla presenza di numerosi esperti e decisori. Obiettivo dell’iniziativa: contribuire con idee costruttive al cambiamento che serve al Paese.
“Il nuovo sistema di garanzia dei Lea oggi misura i tre livelli di assistenza (ospedaliera, distrettuale e prevenzione) – afferma Urbani – mentre il vecchio sistema misurava la Regione nel complesso. Ad esempio, nel caso di una Regione che andava bene sull’assistenza ospedaliera e male sulla prevenzione e assistenza territoriale, la valutazione veniva annacquata nel punteggio generale. Oggi, invece, noi riusciamo a fare delle valutazioni su misura. A una Regione può essere richiesto di potenziare un livello di assistenza e non un altro e questo è un segnale molto importante”.
Il nuovo sistema di garanzia dei Lea “di fatto ha scelto di cambiare filosofia – aggiunge il Dg – Questo strumento comincia a fare valutazioni solamente sulla base dei flussi informativi relativi a tutto quello che è effettivamente misurabile. Se prima le valutazioni venivano fatte sostanzialmente su adozioni di decreti, documenti e sulle autodichiarazioni da parte delle stesse Regioni, oggi siamo molto più interessati a misurare il livello di erogazione di un servizio”.
Secondo Urbani, “alcune emergenze del Servizio sanitario nazionale sono sotto gli occhi di tutti”. La pandemia “ha generato immancabilmente delle liste d’attesa – rileva – Chiaramente un Paese concentrato sulla gestione della più grande emergenza sanitaria mondiale degli ultimi 100 anni ha dovuto mettere in secondo piano alcune attività ordinarie. Abbiamo perso oltre 140 milioni di prestazioni ambulatoriali, 750mila ricoveri programmati”.
“Già nel luglio 2020 il Parlamento ha destinato oltre 470 milioni di euro per recuperare le liste d’attesa, ma ad ottobre è arrivata la seconda ondata, poi la terza e la quarta ondata – ricorda Urbani – Nella legge di Bilancio 2022 il Parlamento ha destinato ulteriori 500 milioni e soprattutto ha dato alle Regioni il compito di misurare le prestazioni perse sui propri territori, di predisporre un piano di recupero che mettiamo a monitoraggio. I piani di recupero sono stati tutti consegnati il 24 febbraio 2022. Il primo monitoraggio del recupero delle prestazioni con i dati è del 30 marzo. Il secondo monitoraggio ci sarà il 30 giugno, e stiamo notando che le Regioni sono partite nel recuperare le prestazioni perse. Vedremo nel secondo monitoraggio di giugno se la tendenza si è consolidata”, conclude il direttore generale Programmazione sanitaria del ministero.