E’ la cronaca di un fallimento annunciato e, cosa assai più grave, pagato con i ‘nostri’ soldi che, come testimonia l’attuale situazione economica del Paese, è un ‘lusso’ che proprio non potevamo permetterci.
Flop Referendum: lo sbaglio a monte sicuramente quello di affidare agli italiani un tema da ‘studiare’ nell’Aula
Premessa la rabbia – viste anche le evidenze – a monte della maggior parte dei cittadini italiani per i ‘non referendum’ come quello per l’eutanasia e l’altro per la cannabis (subito bocciati dalla Camera), a fronte di una riforma importante delicata, come appunto quella della Giustizia che – per via del ‘tecnicismo’ richiesto – certo non può essere ‘sbrigativamente affidata’ al popolo ma, semmai, va finemente dibattuta nell’Aula, Costituzione alla mano.
Flop Referendum: purtroppo decenni di ‘non processi’, nomine farsa, ed il recente scandalo Palamara, hanno influito
E dunque, come da copione, eccoci qui a parlarne e a dover anche riportare le lamentele di chi, puntualmente, ne fa una questione ideologica. Ma il referendum appena fallito non ha una matrice politica, semplicemente, si tratta di una questione troppo grande per essere ‘risolta’ con 5 quesiti – per altro puntualmente ingarbugliati – soprattutto alla luce di decenni di vergognosi processi, deplorevoli nomine in seno all’Anm, senza poi contare quanto rivelato recentemente dal giudice Palamara!
Dunque, alla luce di tutto ciò, il minimo che gli italiani potessero fare, è prenderne le distanze!
Flop Referendum: fin dai primi quesiti (legge Severino, custodia cautelare e separazione funzioni), ha prevalso da subito il Sì
Quindi, Referendum sulla giustizia finito qui, senza aver raggiunto il quorum sperato, con un’affluenza complessiva che non ha toccato nemmeno il 21%.
Ad ogni modo, stando ai dati rivelati dal Viminale, entrando nel merito dei cinque quesiti, rispetto a quello sulla Legge Severino (che ha registrato l’affluenza maggiore: 20,95%), sono stati registrati il 53,97% di ‘Sì’, ed il 46,03% per il ‘No’.
Segue poi quello sulle limitazioni alla custodia cautelare (affluenza del 20,93%), dove anche qui il ‘Sì’ (56,12%), si è imposto sui ‘No’ (43,88%).
Ancora il ‘Sì’ protagonista – con addirittura il 74,01% – sulla separazione delle funzioni dei magistrati (affluenza del 20,93%), contro il ‘No’ che ha toccato il 25,99%.
Ed ancora, ‘Sì’ al 71,94%, e ‘No’ al 28,06%, per il voto ad avvocati e professori universitari nei Consigli giudiziari sulla valutazione dei magistrati che, come quello dopo, ha registrato il 20,92% di affluenza.
Infine, ancora preponderanza di ‘Sì’ (72,52%), contro il 27,48% di ‘No’, per quanto riguardava l’abolizione delle firme per la candidatura dei togati al Consiglio superiore della magistratura.
Max