(Adnkronos) – L’inflazione in Italia continua la sua corsa, salendo dal 6% al 6,9%. A metterlo nero su bianco è l’Istat nelle sue stime preliminari. Ma, spiegano gli esperti del sito di informazione legale Laleggepertutti.it, “una percentuale può dire tutto ma può anche dire niente. Parlare di soldi contanti e sonanti rende, sicuramente molto meglio l’idea”. Quindi la domanda è: quanto ci costa questo aumento del costo della vita?
Come riporta Laleggepertutti.it, “l’Unione nazionale dei consumatori si affretta a dare una risposta: «L’inflazione a +6,9% – spiega il presidente Massimiliano Dona – significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2.421 euro su base annua, di cui 981 per Abitazione, acqua ed elettricità, 573 euro per i trasporti, 561 per prodotti alimentari e bevande». Dona rileva inoltre che «per una coppia con un figlio, la batosta totale è pari a 2.257 euro (984 per l’abitazione, 499 per i trasporti, 505 euro per cibo e bevande). In media, per una famiglia il rialzo annuo è di 1.924 euro, cioè 924 per l’abitazione, 367 per i trasporti, 418 euro per mangiare e bere». Se poi i figli sono più di tre, siamo alla follia: secondo l’Unc, l’aumento atteso è di 2.693 euro, di cui oltre 600 solo per mangiare. Non certo aragosta e caviale. Stando alle rilevazioni di Coldiretti, ad impennare la media dei rincari sono gli oli alimentari di semi, il burro e la pasta. Alimenti, quindi, che si trovano anche nelle dispense delle famiglie più modeste. C’è di buono – aggiunge l’associazione – che sono diminuiti notevolmente gli sprechi. Ma si fanno sentire nella produzione agricola gli aumenti spropositati dei concimi, dei mangimi e, come no, del gasolio”.
In questo contesto, riportano ancora gli esperti, “il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, invita a reagire con cautela: «L’aumento dei corsi delle materie prime – spiega Visco – non può essere contrastato direttamente dalla politica monetaria. Quello che la politica monetaria può fare è assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine, preservando l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione e contrastando vane rincorse tra prezzi e salari. Interventi di bilancio di natura temporanea, e calibrati con attenzione all’equilibrio delle finanze pubbliche – riflette ancora il Governatore –, possono contenere i rincari dei beni energetici e sostenere il reddito disponibile delle famiglie più colpite, riducendo in entrambi i casi le pressioni per incrementi di natura salariale. Ciò consente una più graduale normalizzazione della politica monetaria, attenuando – conclude Visco – i rischi di un impatto recessivo sull’economia»”, sottolineano gli esperti.