Franco Zeffirelli adirato per l’esclusione della sua Aida del 2006, “cacciata dal repertorio scaligero” e venduta “al Kazakistan”. Una “infame procedura”, dice, che “richiederà, fermamente, l’intervento della magistratura”. Ha affidato il suo sfogo ad una lettera aperta dal tenore fermo e deciso in cui si chiedono chiarimenti sulla vicenda: “Nel turbine dei miei impegni di lavoro che mi accompagnano e suscitano in me, lo confesso, un naturale piacere che riempie il mio cuore, nonostante l’età, debbo però stare bene attento a quello che entra nei miei ricordi con soddisfazione e quello che, qualche volta, suscita il mio vivo disappunto”, scrive il maestro. “E’ il caso dell’infame e bestiale destino con cui La Scala ha gestito la mia ultima creazione di Aida nel 2006. Si trattava in effetti e con tutta umiltà della migliore produzione di questo capolavoro che abbia mai portato al pubblico e che ora è stata incredibilmente cacciata dal repertorio scaligero e venduta non scherzo, al teatro di Astana, in Kazakistan! Un destino purtroppo imprevisto perché questa vendita repentina ha trattato come merce avariata questo mio spettacolo che io reputo di grande valore e merito”. “Ho sempre considerato, a volte con sollievo, quando un mio spettacolo usciva dal repertorio di altri teatri – sottolinea ancora Zeffirelli – ma questa volta, non soltanto per il cieco affetto dell’autore ho visto una sorta di vendetta da parte dei ’cervelloni’ della Scala che stanno pensando a me come un artista da dimenticare. Chiedo quindi una chiarificazione che spieghi senza dubbi e menzogne, da parte della Scala, le ragioni di una scorrettezza imperdonabile che hanno compiuto da padroni di un allestimento la cui eccellente qualità è stata largamente provata. L’infame procedura della Scala richiederà, fermamente, l’intervento della magistratura”.