(Adnkronos) – “Oggi abbiamo a disposizione un nuovo vaccino ricombinante adiuvato con un’efficacia oltre il 90% e che può essere utilizzato in tutti i pazienti oncologici, inclusi quelli immunocompromessi, ed è in grado di offrire una protezione duratura contro la riattivazione del virus dell’Herpes Varicella Zoster”. Così Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), sulle raccomandazioni Aiom per la vaccinazione contro l’Herpes Zoster per tutti i cittadini con neoplasia e immunodepressi – che gli oncologi presenteranno il 6 maggio a Firenze al Convegno nazionale dal titolo: “Le vaccinazioni nel paziente oncologico” – anticipate oggi in una conferenza stampa virtuale, realizzata con il contributo non condizionante di Gsk.
Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 ha introdotto nel calendario vaccinale, ma anche nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), la vaccinazione anti Herpes Zoster per la coorte dei 65enni e per le persone con malattie quali diabete mellito, patologia cardiovascolare, broncopneumopatia cronica ostruttiva, o candidati al trattamento con terapia immunosoppressiva. Dopo la prima infezione da Herpes Zoster, che è la varicella, il virus rimane sotto forma latente per tutta la vita nei gangli nervosi sensoriali del midollo spinale. Chiunque abbia già avuto la varicella può quindi sviluppare l’Herpes Zoster, noto come Fuoco di Sant’Antonio.
Rispetto alla popolazione generale, il rischio di riattivazione del virus Herpes Zoster è più elevato – anche raddoppiato – nelle persone con patologie oncologiche, immunodepresse o anziane nelle quali determina non solo un ritardo nella somministrazione delle terapie e la loro efficacia, ma anche complicanze molto gravi e debilitanti a lungo termine e come le neuropatie post erpetiche. La malattia si manifesta quasi sempre nella zona toracica e lombare con dolore molto intenso, che precede di 2-3 giorni le tipiche lesioni vescicolari e crostose che interessano un’area della pelle innervata dalle fibre nervose infette.
“È soprattutto una patologia dell’anziano – spiega il presidente Cinieri – e si genera per un meccanismo di immunodeficienza, che non permette di controllare la normale riattivazione del virus a livello dei gangli sensitivi. I fattori predisponenti sono costituiti dall’età superiore a 70 anni, dallo stress fisico ed emotivo, da malattie autoimmuni che richiedono immunosoppressione farmacologica o che colpiscono il sistema immunitario come l’Hiv, dal trapianto di midollo osseo o di un organo solido e dai trattamenti oncologici, in particolare dalla chemioterapia e dalla radioterapia”.
Il vaccino fino a ieri disponibile, con virus vivo attenuato, “non era utilizzabile nelle persone immunodepresse ed era caratterizzato dalla progressiva perdita di efficacia, con l’aumento dell’età, passando dal 70% nei cinquantenni al 38% negli over 70″, ricorda Paolo Pedrazzoli, direttore dell’Oncologia alla Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, nel suo intervento alla conferenza. Oggi abbiamo a disposizione un “vaccino ricombinante adiuvato, la cui efficacia, valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi a distanza di 2 mesi – continua Pedrazzoli – resta costante ed è pari al 96% nei 50-59enni e al 91% negli ultrasettantenni. Contro la complicanza più frequente, la nevralgia post erpetica, il vaccino ricombinante mantiene un’efficacia di circa il 90% rispetto al 66% di quello vivo attenuato”.
“La vaccinazione anti-Herpes Zoster – osserva Pedrazzoli – dovrebbe essere consigliata, come l’antinfluenzale, anche dal medico di famiglia e somministrato nei centri vaccinali. Purtroppo i pazienti immunocompromessi continuano a essere sottovaccinati, per vari motivi: mancanza di conoscenza delle raccomandazioni e linee guida e scarsità di studi clinici specifici, soprattutto se si considera che la condizione di immunodeficienza può essere molto variegata. Va evidenziato anche un elemento culturale, perché gli specialisti non sempre includono la vaccinazione nella pratica clinica quotidiana”.
“Ci auguriamo che le nuove Raccomandazioni Aiom possano invertire la tendenza e favorire un cambiamento sostanziale a vantaggio dei pazienti oncologici – dice il presidente -. Il vaccino per prevenire l’Herpes Zoster, come l’antinfluenzale, che già dal 2014 l’Aiom consigliava, deve essere somministrato preferibilmente quando è ancora presente un’immunità immunoresponsiva, almeno due settimane prima dell’inizio della chemioterapia. Come abbiamo visto con il Covid – continua – la vaccinazione e la terapia con farmaci immunologici non ha dato alcuna interferenza. Questo vale anche per l’anti-Herpes Zoster ricombinante e adiuvato che può essere somministrato in concomitanza anche con terapie oncologiche e, secondo la circolare del ministero, con altri vaccini”.
Al Convegno di Firenze, dove parteciperanno anche le associazioni scientifiche degli infettivologi (Simit) e degli igienisti (Siti) sarà approfondito lo spettro di tutti i vaccini da somministrare nei pazienti oncologici. “Il tema della profilassi, infatti, è strategico nelle persone colpite da tumore – sottolinea Cinieri – Gli oncologi hanno la responsabilità e il dovere di raccomandare tutte le vaccinazioni, quali quelle contro lo pneumococco, l’influenza, l’Herpes Zoster, il papilloma virus, oltre al Covid-19. La sede scelta per il convegno ha un forte significato simbolico – conclude – E’ l’Istituto degli Innocenti, centro all’avanguardia alla fine del Settecento nella sperimentazione di quello che allora era considerato un farmaco sperimentale, cioè il vaccino contro il vaiolo”.