(Adnkronos) – “Il quadro è estremamente complesso, i costi sono esplosi. Partendo da quelli necessari per la produzione, se facciamo un paragone tra marzo 2022 e marzo 2021, per quanto riguarda il costo dell’energia, c’è stato un incremento medio, come azienda, del +500%. Per il gas parliamo di oltre +450% e poi, rispetto alla materia prima che utilizziamo, la plastica, si è registrato un aumento dei costi del 60%”. Non usa giri di parole Giangiacomo Pierini, direttore affari istituzionali e comunicazione Coca-Cola Hbc Italia, per descrivere la situazione allarmante relativa ai rincari energetici e i costi dei trasporti, che da mesi grava anche sul principale produttore e imbottigliatore di prodotti a marchio Coca-Cola in Italia. “E’ una tragedia, i costi sono costi stellari – dice Pierini all’Adnkronos – e sarà inevitabile l’aumento dei prezzi. In un momento in cui l’inflazione cresce ci avvitiamo in una situazione pericolosa”.
Per Pierini l’allarme riguarda “tutti”, non solo Coca-Cola. “Nelle aziende più piccole la situazione è anche peggiore” afferma, sottolineando che uno dei problemi principali è anche quello del reperimento del legno utilizzato per i pallet. “Viene soprattutto da Ucraina e Russia – evidenzia – e ora non si trova più, i prezzi sono aumentati del 300% ci sono effetti estremamente negativi”. C’è poi il tema dei trasporti, “le realtà più piccole di trasporto con l’aumento del gasolio hanno difficoltà ad andare avanti” afferma.
L’auspicio è che l’approvvigionamento delle materie prime “venga garantito da altri mercati – dice Pierini – e che i problemi legati al reperimento di altre materie vengano risolti con nuovi fornitori e nuove geografie”. Il rischio maggiore, se la situazione non dovesse migliorare, “è di dover aumentare drasticamente i prezzi – osserva Pierini – e temo sarà inevitabile”. Il timore, “è che ciò porti a un calo di volumi e che diventi difficile sostenere il business”. Nel caso di Coca-Cola, fa notare Pierini, “ci sono anche la sugar tax e la plastic tax che dovrebbero scattare tra pochi mesi e che il governo non ha avuto il coraggio di cancellare”. All’esecutivo, “chiediamo di nuovo di eliminarle perché altrimenti la situazione sarà fuori controllo – rimarca -. Lo dicono i numeri, non l’azienda. C’è attenzione, sappiamo dai giornali che ci sono state azioni ma credo sarà necessario fare di più, altrimenti le piccole realtà o le aziende molto energivore rischiano davvero la chiusura”.