“I dipendenti comunali vanno in ferie, ma la città non si ferma. E gli uffici anagrafici nei municipi faticano, fra turnazioni obbligate, ad arginare linarrestabile invasione dei cittadini. Anche in questa calda prima decade di agosto, romani e acquisiti hanno bisogno di certificati, carte didentità, documenti indispensabili per registrarsi, prendere residenze, pagare le tasse, iscriversi a servizi. Il problema è che le attese agli sportelli sono immense e arrivare dieci minuti prima o dopo può determinare il tempo che si passerà seduti in attesa del proprio sospirato turno. Abbiamo fatto il giro di alcuni fra gli uffici anagrafici dei municipi capitolini e, grazie alla complicità dei stessi cittadini che abbiamo incontrato sul posto, siamo riusciti a monitorare tempi di attesa e situazioni particolari”. Lo scrive Vincenzo Bisbiglia sul Tempo.
“La situazione più grave – prosegue il quotidiano – labbiamo trovata nel IV Municipio, la cui sede si trova in via Tiburtina 1163. Evidentemente non bastano gli incassi del parcheggio interno a pagamento (unico caso fra le sedi dei 15 parlamentini) a finanziare lacquisto di un numeratore, che ci dicono essere rotto ormai da tempo. Così, si riceve un numeretto da un impiegato seduto fuori dallingresso, e si attende il proprio turno, che viene chiamato a voce dagli sportellisti. Arriviamo in via Tiburtina poco prima delle 12: appena 4 sportelli previsti ma uno soltanto è aperto al pubblico. Abbiamo davanti 35 persone e il nostro numero viene chiamato alle 12.43, ben tre quarti dora di attesa in una sala buia (per non far entrare il caldo) e senza aria condizionata”.
“La situazione più grave – prosegue il quotidiano – labbiamo trovata nel IV Municipio, la cui sede si trova in via Tiburtina 1163. Evidentemente non bastano gli incassi del parcheggio interno a pagamento (unico caso fra le sedi dei 15 parlamentini) a finanziare lacquisto di un numeratore, che ci dicono essere rotto ormai da tempo. Così, si riceve un numeretto da un impiegato seduto fuori dallingresso, e si attende il proprio turno, che viene chiamato a voce dagli sportellisti. Arriviamo in via Tiburtina poco prima delle 12: appena 4 sportelli previsti ma uno soltanto è aperto al pubblico. Abbiamo davanti 35 persone e il nostro numero viene chiamato alle 12.43, ben tre quarti dora di attesa in una sala buia (per non far entrare il caldo) e senza aria condizionata”.