(Adnkronos) – “Boicottare la musica di Cajkovskij o Rachmaninoff, le opere teatrali di Chekov o i classici russi, invocare la cancellazione di tutta la cultura russa o della lingua russa stessa è una sciocchezza che fa gioco alla propaganda di Putin. Coloro che invocano il divieto di tutto ciò che è russo nell’Occidente aiutano unicamente la propaganda di Putin”. Ad affermarlo, in un’intervista a cuore aperto con l’Adnkronos, il celebre scrittore russo Mikhail Shishkin, candidato al Premio Strega Europeo 2022 con il romanzo ‘Punto di Fuga’, che analizza un aspetto del conflitto fra Russia e Ucraina che gli sta molto a cuore, quello della cultura russa messa a rischio dalla guerra. “Gli intellettuali russi emigrati -spiega lo scrittore- hanno una missione importante: conservare e sviluppare la cultura russa e dimostrare al mondo che Putin non è tutta la Russia, che esiste un’altra Russia, slegata da quel territorio”.
Diverso il discorso per chi fa propaganda alla guerra o sostiene apertamente Putin. “Io ritengo che non sia sufficiente boicottare quegli esponenti della cultura che sostengono il presidente della Federazione Russa e non condannano la guerra -è la netta opinione dell’intellettuale- Ogni paese ha delle leggi che condannano la propaganda della guerra. Ebbene, queste leggi devono essere adottate! Bisogna fare i nomi di chiunque non abbia condannato questo crimine e porta la responsabilità, seppur indiretta, per le uccisioni dei bambini che vediamo tutti i giorni. Per di più, ciò riguarda spesso esponenti della cultura famosi. Chi ha avuto più talento da Dio, ha anche una responsabilità più alta”.
Questa punizione “deve riguardare anche gli scrittori. Per esempio -dice senza peli sulla lingua Shishkin- Zakhar Prilepin (scrittore e politico russo veterano della guerra in Cecenia, dove prestò servizio nelle unità speciali antiterrorismo della polizia russa, ndr), ha sempre incitato in questi anni alla guerra, all’invasione dell’Ucraina. Lui di persona ha partecipato alla guerra, era il comandate di un battaglione nel Donbas e uccideva gli ucraini, e pubblicamente si lamentava di averne uccisi pochi. Io so che i suoi libri sono tradotti in italiano, spero che agli italiani non piacciano i libri degli antisemiti e dei nazisti”.
Sul ruolo che gli intellettuali potrebbero avere in questo difficile momento per il raggiungimento della pace, il candidato al Premio Strega Europeo scandisce: “Conosce anche solo un libro, che sia anche la Bibbia, che abbia potuto prevenire o fermare una guerra? La letteratura è impotente quando le persone vanno a uccidersi l’un l’altro. Ma quando la guerra finirà, quando non esploderanno più le case e rimarranno ferite, dolore, odio, allora servirà tutta la forza della cultura, della musica, della letteratura. Soltanto la cultura può superare quei burroni fra le persone che la guerra lascia dietro di sé”.
Sempre, dopo ogni conflitto, sottolinea Shishkin, “compare la ‘letteratura di guerra’. Ricordiamo Hemingway e Remark. Non ho dubbi che i giovani scrittori, sia russi che ucraini, avendo vissuto la brutale esperienza di questa guerra, scriveranno dei libri che cambieranno il quadro della letteratura ucraina e russa”. E questi saranno dei libri “totalmente diversi -spiega lo scrittore- Entrambi scriveranno del dolore e delle perdite, della morte, della tragedia, ma mentre gli ucraini scriveranno dei libri sulla formazione di una nazione libera, sull’opposizione eroica al male, sulla lotta per la dignità umana, i russi, invece, quale tema principale avranno il riconoscimento della colpa per i crimini commessi e i tentativi di coscienza sul perché e come il paese e il popolo siano arrivati a una tale vergogna”.
In questi libri “ci saranno molte cose terribili, cruente, così come nella vita delle persone che hanno passato tutto ciò. Ma questi libri saranno in fin dei conti pieni di luce, speranza, amore -dice Shishkin- La vera letteratura non parla della crudeltà ma del superamento della crudeltà da parte dell’umanità. Vorrei credere che ogni vero libro sarà una specie di arca di Noè per la speranza, la luce e il calore umano”.
(di Ilaria Floris)