(Adnkronos) – L’inflazione è un campanello di allarme non solo per i consumi, ma anche per i risparmi depositati nei conti corrente. Considerando il livello da record dei prezzi, che hanno raggiunto un aumento annuale del 6,7% a marzo in Italia – con previsioni di un +6,1% nell’anno – i calcoli su potenziali perdite di valore dei risparmi rivelano brutte sorprese.
Second i dati Abi risalenti a febbraio 2022, 1.831 miliardi di euro si trovano sui conti corrente degli italiani. La parte maggiore di questa somma, che nel terzo trimestre 2021 si aggirava sui 1.600 miliardi, è riconducibile alle famiglie nelle forme di biglietti, monete e depositi.
Sulla base di tali cifre, con un tasso di inflazione tra 6,7% e quello stimato nell’anno a 6,1%, la liquidità deposta in banca può depauperarsi, e quindi perdere, tra 111 e i 122 miliardi di euro di valore.
La cifra non è trascurabile considerando che potrebbe essere il corrispondente di molte manovre finanziarie.
Inoltre, si può prendere in esame anche la cosiddetta “volatizzazione” del risparmio e analizzare i circa 1.094 miliardi che gli italiani hanno affidato alle banche come risparmio amministrato e gestito. L’inflazione non salverà i rendimenti. Il BTp a 10 anni rende circa il 2% che diventa negativo almeno a -4% nel calcolo reale.
In più, poiché il portafoglio di fondi comuni e sicav di diritto italiano ed estero registra una quota del 29,4% investita in azionario, avere rendimenti nominali neutrali o positivi non sarà facile per tanti investitori.
Puntare sull’azionario è l’unica soluzione? In realtà, a detta degli esperti, i rischi ci sono anche lì, con scenari di recessione o stagflazione non scongiurati.