(Adnkronos) – Covid in Italia, a oggi “la fine dello stato di emergenza non può essere confusa con la fine della pandemia, che invece segue l’andamento del virus. E il virus non obbedisce alle leggi, va per i fatti suoi”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che commenta l’andamento di Covid-19 in Italia fotografato dall’ultimo monitoraggio di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità. “La situazione non è buona, desta in noi molte preoccupazioni. I reparti sono ancora pieni e non c’è quella decrescita che avremmo voluto. Certo, ci aspettavamo una ripresa. Ma in maniera così consistente e senza che ci sia una vera e propria discesa” delle curve “un po’ ci preoccupa”.
“La fine dello stato di emergenza – ragiona – è un provvedimento di carattere amministrativo e tecnico, che implica non utilizzare alcuni strumenti che il Governo aveva in deroga ad alcune norme di legge, e che consentivano una gestione un po’ più veloce. Una parte di questa attività oggi passa alle Regioni e il Governo dovrà usare strumenti ordinari anche per la gestione della pandemia. Ma la pandemia, quella no, non è finita”.
C’è il pericolo di un ritorno a tempi bui? “Le vaccinazioni anti-Covid hanno funzionato e stanno funzionando – osserva Anelli – e per questo, nonostante i contagi siano così elevati, il numero dei ricoveri e soprattutto dei morti non è paragonabile a quello delle prime ondate. Da ciò ne deriva che è opportuno fare ancora una campagna forte per invogliare i cittadini a fare la terza dose se non l’hanno fatta e i non vaccinati a vaccinarsi. Perché il rischio che si prendano una polmonite, o vadano incontro a complicazioni importanti, è alto. Bisogna spingere dunque ancora sulle vaccinazioni”.
CONTAGI – “Bisogna dire che i dati dei contagi Covid oggi sono sottostimati. Sono i dati che vengono fuori dal monitoraggio, da un contact tracing che sappiamo essere totalmente saltato. C’è il ‘fai da te’ sui test e con il fai da te ognuno decide cosa vuole fare, se comunicare o no la positività al virus, se uscire o isolarsi. Ragion per cui presumiamo che i dati siano molto più alti”.
C’è tanto contagio sommerso in questo momento, a suo avviso. Un fenomeno su cui ha lanciato un monito a livello globale nei giorni scorsi anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “Questo – spiega Anelli – si riverbera anche sul numero dei ricoveri che in area medica sono aumentati e sul numero dei ricoveri in rianimazione che non scendono. E poi ovviamente anche sul numero dei morti. Dal 24 febbraio, da quando l’Ucraina è stata invasa, anche l’Italia ha pagato 6mila morti: sono quelli del Covid”.