(Adnkronos) – Guerra Ucraina-Russia, la decisione dell’Italia di dare armi a Kiev ”è come cercare di spegnere il fuoco con il cherosene”. Lo ha detto l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov in un’intervista a ‘Quarto grado’ su Retequattro. La scelta del Parlamento italiano “proprio nel giorno in cui è iniziato il primo round di negoziati, in Bielorussia, a Gomel”. “Non si può escludere che con gli armamenti mandati dall’Italia saranno uccisi cittadini e militari russi. E questo introduce un po’ di negatività nei nostri rapporti bilaterali. Già decine di migliaia di armi sono state distribuite a decine di migliaia di persone. In quali mani finiranno le armi, e come saranno usate, è una bella domanda”. Quanto al nodo relativo al gas, “abbiamo avanzato la richiesta di far pagare il nostro gas in rubli”, aggiunge l’ambasciatore. “Durante il colloquio telefonico, il presidente Putin ha dato delle spiegazioni molto esaustive al presidente Draghi, su come possano essere effettuati tecnicamente questi pagamenti. Siamo pronti a effettuare le nostre forniture secondo i volumi precedentemente concordati”.
Da ambasciatore russo, Razov spiega che direbbe all’Italia di essere “sicurissimo sulle buone prospettive dei nostri rapporti”. “Adesso, purtroppo, tra gli italiani c’è una tendenza malevola: quella di pubblicare le foto di tutte le persone che in Italia hanno avuto contatti con l’ambasciatore russo. Quando vedo questi elenchi di persone dichiarate ‘russofone’ dalla stampa italiana, ho un senso di vergogna. Se qualcuno chiedesse di stilare una lista di filo-italiani in Russia, ci sarebbero milioni di miei connazionali. Mentre qui in Italia, l’ambasciata Russa e l’ambasciatore sono considerate figure tossiche e minacciose”.
“Le crisi vanno e vengono e anche questa passerà. Sono fiducioso che sia i cittadini italiani che quelli russi vogliano che i nostri Stati abbiano rapporti amichevoli. Bisogna sempre guardare uno o due passi avanti, per non avere rimpianti per le opportunità perse quando ti guardi indietro”. “Adesso – conclude – stiamo perdendo rapporti di collaborazioni bilaterali attivi da decenni, molto efficienti. In Russia c’è un detto: rompere una tazzina è molto più veloce che incollarla di nuovo”.