(Adnkronos) – Nuova ondata covid in Italia, cosa ne pensano gli esperti? Da Bassetti a Gismondo passando per Andreoni e Gismondo: si tratta della quinta ondata o è sempre la stessa?
Bassetti
“Io non credo che siamo di fronte ad una quinta ondata. Forse ad una prima ondata di una infezione completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto a gennaio-febbraio di quest’anno. Forse è la prima ondata di un virus depotenziato perché non è paragonabile alle precedenti quattro ondate e perché i nostri ospedali hanno pressione zero. Ovvero, questo aumento dei contagi non porta ad una malattia grave”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, all’Adnkronos Salute. “Se vediamo i numeri, l’incremento dei nuovi casi ha 10-15 giorni di vita e quindi avremmo già dovuto vedere un aumento sui ricoveri e sulle terapie intensive se avesse portato ad una malattia grave – osserva Bassetti – Dobbiamo monitorare, fare attenzione ma i vaccini funzionano eccome”.
Crisanti
“Siamo di fronte alla quinta ondata di Covid? Non lo so. Ma io avrei liberalizzato tutto e subito a partire da fine gennaio. Non avrei aspettato, perché aspettare è stato controproducente”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova. Se siamo di fronte a una nuova ondata è una questione di definizioni, per il virologo, e poco importa. “Credo che anche i ricoveri aumenteranno nei prossimi giorni – osserva – Ma la sottovariante Omicron 2”, che sta crescendo velocemente in Italia e nel mondo, “non lascia scelta: bisogna proteggere i fragili, non c’è nient’altro da fare. Non si può fare nulla con questi livelli di trasmissione, non funziona nessuna misura parziale. Quindi proseguiamo con le riaperture”.
“Fermarle – fa notare – non serve contro un virus che ha un indice di contagio così alto. Se mi piace la ‘roadmap’ che dovrebbe portare al nostro ‘freedom day’? Aspettare non aiuta e non ha aiutato”, riflette l’esperto: “Aspettando è successo che le persone che si infettano adesso di fatto sono più vulnerabili, perché è passato più tempo dalla vaccinazione e dall’ultima volta che si sono infettati. Non sto dicendo che avremmo dovuto seguire la linea della Gran Bretagna. Avremmo dovuto trovare una via italiana per aprire tutto e proteggere i vulnerabili. L’alternativa ce l’abbiamo ed è questa”.
Pregliasco
“Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po’ meno ‘pesanti’ sia perché il virus è un terzo meno cattivo dal punto di vista della patogenicità, sia perché abbiamo una quota notevole di vaccinati e di guariti, quindi protetti, seppure non completamente, verso la variante” Omicron. Così il virologo dell’università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, che all’Adnkronos Salute fa notare come “in questa fase cominciano a vedersi, anche con minore proporzionalità rispetto a prima, ricoveri e situazioni pesanti”. “In questa fase, dunque – sostiene – sono necessari progressività ed equilibrio, che hanno contraddistinto l’approccio italiano di mitigazione, cioè di riduzione della velocità in cui il virus si diffonde, grazie a interventi che hanno ridotto la quota di contatti, perché, ricordiamolo – conclude – ogni contatto è a rischio”.
Andreoni
“Stiamo osservando una brusca ripresa dei contagi ma non siamo di fronte a una quinta ondata. Siamo passati da 200mila contagi, a 20mila e poi di nuovo a 60mila. E’ un andamento a ‘gobba di cammello’ che però oggi non vede un incremento di pazienti ospedalizzati o ricoverati in terapia intensiva. Una conferma della validità dell’immunizzazione con i vaccini”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, facendo il punto della situazione epidemiologica. “Sono da sottolineare però due elementi – osserva Andreoni – dai dati osservazionali, ma aspettiamo una conferma, Omicron 2 sembra poter sfuggire all’immunità specifica generata dal vaccino e dalla patologia; abbiamo un numero sempre più alto di reinfezioni, l’Istituto superiore di sanità l’ha registrato al 3% ma le vediamo anche in chi è vaccinato con tre dosi o ha già fatto la malattia”.
Gismondo
“Stiamo assistendo a una nuova ondata di contagi” Covid, ma da parte “di un virus” che nella sua versione Omicron e anche Omicron 2 appare “molto attenuto rispetto al virus Wuhan” di inizio pandemia. “Certamente un incremento esponenziale dei contagi potrà causare anche un certo incremento di ospedalizzazioni per i pazienti fragili. Ma” se un aumento dei ricoveri lo avremo, “sarà quasi esclusivamente in area medica e non impattante per l’organizzazione sanitaria”. Invita a “non cedere al panico” di fronte al profilarsi di una quinta ondata epidemica Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
“Non cediamo ancora al sentimento che ci ha rovinato in maniera pesante gli ultimi 2 anni e mezzo e questa Pasqua immaginiamocela serena”, dice l’esperta all’Adnkronos Salute. Come proteggersi da una Omicron 2 tanto trasmissibile e potenzialmente reinfettante per gli ex contagiati da altre varianti? “La difesa rimane sempre la stessa”, risponde Gismondo: “Evitare il contatto stretto con altre persone, specie nei locali chiusi; usare la mascherina nei luoghi affollati, a prescindere dall’allentamento delle misure” che si avrà ancora di più dopo la fine dello stato di emergenza il 31 marzo. “E comunque, se si è in buona salute e vaccinati”, la raccomandazione è “non avere paura del contagio” nel caso in cui un test positivo arrivi comunque.
Cauda
L’aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane “non è una quinta ondata ma un rimbalzo della curva epidemica che c’è stato anche in passato e proprio in questo periodo. E’ chiaro che ci sono vari motivi perché questo sia avvenuto, uno è la presenza di Omicron 2 che probabilmente è molto più contagiosa della precedente che già era più aggressiva di Delta. Ma è comunque meno grave dal punto di vista dei ricoveri e delle terapie intensive”. Così all’Adnkronos Salute Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma e consulente dell’Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive, facendo il punto sulla situazione epidemiologica Covid-19. Guardando ai prossimi giorni e alla Pasqua in arrivo “non credo che ci siano oggi i presupporti per una nuova ondata, siamo davanti ad un fenomeno epidemiologico che si presenta con la ‘gobba del dromedario’, con riprese e discese dei contagi – osserva Cauda – Dobbiamo monitorare la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive e ad oggi i dati ci dicono che non siamo in zona d’allarme”.
Cartabellotta (Gimbe)
“Non si tratta di un’ondata come quella di inizio anno, ma i numeri cominciano a diventare importanti. Nelle grandi regioni del Nord, che contano oltre 20 milioni di abitanti e, quindi, più di un terzo della popolazione italiana, c’è una circolazione del virus che è circa la metà di quelle del Centro-Sud. Se la cosa si ripercuotesse anche sulle regioni del nord i numeri sarebbero molto più pesanti, perché sono le regioni con più abitanti”. Così il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ai microfoni del programma ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus, commentando l’aumento dei casi di Covid-19 in Italia.
“Anche con una variante meno grave, quando i casi diventano tanti – prosegue – i numeri si ripercuotono anche sui dati ospedalieri. Due dati interessanti sono relativi agli ingressi in terapia intensiva: sono scesi dalla metà di gennaio fino all’inizio di marzo e ora invece sono stabili. C’è stata una frenata che ci dice che ci sono più persone che vengono colpite da una forma grave della malattia. Altro dato – conclude – è quello relativo ai decessi: anche questa discesa dei numeri si è arrestata”.