(Adnkronos) – I missili russi non fermano il teatro. E’ la storia dell’Accademia nazionale di arte drammatica ucraina, con sede nel teatro Ivano-Frankivsk nella omonima città ad ovest del paese nei pressi dei Carpazi dove mentre i bombardamenti distruggevano il teatro di Mariupol, nel sotterraneo andava in scena Nation, tratto dal libro della scrittrice contemporanea Maria Matios. E domani sarà la volta di Romeo e Giulietta, “un classico ed un tributo all’Italia”. Rostyslav Derzhypilskiy, direttore artistico da oltre un decennio dell’Ivano-Frankivsk, racconta all’Adnkronos una scelta artistica promossa a pieni voti da recensioni e pubblico perché “la cultura da’ speranza e forza spirituale. Il sotterraneo ha una valenza emotiva profonda: incita quando si tocca il fondo, a spingersi in alto per vincere”.
“La scelta di Nation ieri è stata simbolica: è una storia ambientata durante l’invasione sovietica dell’Ucraina. Moltissimi spettatori sono persone sfollate da altre aree del Paese perché qui è più sicuro, anche se sono continui gli allarmi aerei – precisa – Abbiamo voluto sostenerli emozionalmente e farlo in questo contesto ha un valore in più per loro”. Cinque in tutto le rappresentazioni in cartellone: tre già andate in scena ed accolte con entusiasmo dalla critica e dal pubblico; due in programma.”Abbiamo cominciato con l’Eneida, basata sul poema burlesque ucraino scritto da Ivan Kotliarevsky nel 1798; poi è stata la volta di un riadattamento dell’Amleto di Shakespeare, fatto anche in tributo agli inglesi ed al loro aiuto in questa guerra; quindi la Nazione e domani Romeo e Giulietta, un classico ed un tributo all’Italia – precisa – Infine il musical Hutsulka Ksenya, in scena in questo teatro 25 volte di seguito, apprezzatissimo dal nostro pubblico e tipicamente ucraino” in quanto combina danze tradizionali con coreografie contemporanee.
Bandito invece dal cartellone l’Idiota di Dostoevskij: “In questo momento tutto ciò che è legato alla Russia, a questo paese sanguinario, deve essere abbandonato. Condivido la scelta italiana di sospendere i programmi culturali in sinergia con Mosca. Tutti i rapporti con la Russia vanno fermati. Certo mi è dispiaciuto perché è uno dei miei autori preferiti ma i russi si appropriano dei meriti culturali altrui. Vorrei tra l’altro precisare un fatto che in pochi sanno: il padre di Dostoevskij era ucraino”. Il direttore artistico conclude: “Stiamo facendo tutto questo per dare forza al nostro esercito, sostenere i nostri soldati, mostrandogli che viviamo anche tenendo la cultura in vita. E vogliamo dimostrare al mondo che siamo una nazione talmente forte da continuare a fare arte anche mentre siamo in guerra”. E prima di concludere la telefonata aggiunge: “E’ necessario che in Italia si capisca quanto è importante sostenere l’Ucraina. Per noi è difficile accettare che ci siano paesi che non fanno abbastanza con lo swift o altro per fermare la guerra. Perché così si diventa responsabili”.
(di Roberta Lanzara)