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    Contagi covid in aumento in Italia: cosa dicono Bassetti, Gismondo, Pregliasco

    (Adnkronos) – Contagi covid in aumento in Italia. Da Bassetti a Gismondo passando per Pregliasco, cosa ne pensano gli esperti?  

    Bassetti
     

    “Il coronavirus rialza la testa, ma dobbiamo abituarci all’altalena del numero dei contagi, che si alzano e si abbassano. In questo momento però dobbiamo vedere i numeri della malattia grave, che sono bassi, e sapere che una quota significativa dei ricoveri in ospedali non è per Covid, ma per altro e poi si scopre la positività”. Lo evidenzia all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. 

    In Cina alcune città tornano in lockdown. E’ un segnale di preoccupazione anche per l’Occidente? “Lì la situazione è difficile ma il nuovo lockdown sancisce definitivamente il fallimento della strategia ‘zero Covid’ – avverte Bassetti – In Cina la variante Omicron è arrivata dopo rispetto all’Italia perché avevano cercato di contenere il virus con la strategia ‘zero Covid’, ovvero tamponi a tutti e poi quarantene lunghe. Ma con Omicron non si possono usare le stesse strategie di Delta. La variante è incontenibile, ha una contagiosità 5-6 volte maggiore”. 

    Quindi cosa andrebbe fatto? “Devono cambiare modello, passare dall’obiettivo ‘zero Covid’ alla mitigazione dell’impatto sugli ospedali, come abbiamo fatto in Europa – suggerisce Bassetti – Oggi serve la convivenza con il virus e se hai i sintomi, spesso blandi come un’influenza, stai a casa. Questo sta avvenendo anche in Italia – conclude – abbiamo il 5% di riempimento delle terapie intensive. Oggi i numeri sono questi, poi vedremo come la situazione epidemiologica cambierà nelle prossime settimane”. 

    Gismondo
     

    “In termini di contagi, una ripresa del Covid mi pare ormai in atto in Italia come nel resto d’Europa. Ma in Italia come in Europa, almeno al momento, non abbiamo un problema di ricoveri e terapie intensive”. Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, parla sì di “ondata”, ma ribadendo all’Adnkronos Salute la necessità di “distinguere tra positivi a Sars-CoV-2 e malati di Covid-19”. 

    Sono due cose diverse, insiste da sempre l’esperta. Quindi, mentre molti Paesi Ue stanno abbandonando ogni restrizione e mentre in Italia si avvicina la scadenza dello stato di emergenza il 31 marzo, “se la situazione rimane tale, io credo che potremmo assistere a una larga diffusione del virus – prevede Gismondo – ma con una sintomatologia banale”. E anche dal punto di vista delle eventuali contromisure, “sempre la situazione dovesse rimanere tale, non credo ci sarà la necessità di prendere misure particolari” o di arretrare sul calendario del ritorno a una nuova normalità. 

    Gismondo raccomanda “l’uso della mascherina al chiuso, l’autosorveglianza se si è un contatto stretto di positivo e basta. Dobbiamo seguire l’evoluzione del virus – è il messaggio – e adattarci allo scenario che via via ci propone”. 

    Pregliasco
     

    La risalita di Covid-19 “è purtroppo un dato abbastanza confermato in tutta Europa. La speranza” del virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, “è che si possa trattare solo di un’onda di rimbalzo” più che di una quinta ondata epidemica vera e propria, “e soprattutto che l’aumento dei positivi non si ripercuota in modo particolarmente rilevante sull’occupazione degli ospedali. Ma per valutare il destino” di questa inversione della curva “serviranno 10-15 giorni”, spiega il medico all’Adnkronos Salute: un periodo di tempo che dovrebbe bastarci “per capire se questo incremento di casi comporterà un appesantimento anche dal punto di vista dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva”. 

    Certo è che “questa cosa ci spiazza un po’”, ammette Pregliasco. “Avremmo detto che” quello di Covid da qui in avanti “sarebbe stato un andamento più stagionale, di presenza endemica del virus, però con uno scivolamento verso il basso”. Invece che cosa è successo? Innanzitutto “queste Omicron 2 e 3”, varianti ‘sorelle’ dell’Omicron originaria, “sono contagiosissime”, osserva l’esperto. Poi ci sono “i bimbi poco vaccinati, gli sbalzi termici” di una stagione di mezzo che non è più inverno e non è ancora primavera. 

    In generale “vedo una ‘rilassatezza dei costumi'”, sottolinea il virologo. Il focus comunicativo si è spostato tutto sulla guerra in Ucraina e, insieme al “miglioramento oggettivo delle scorse settimane”, ha alimentato l’idea del ‘tutto finito’; ha fatto sì che “in molti schivino le vaccinazioni e le dosi booster perché ‘tanto adesso a che serve'”, e ha condizionato i comportamenti lasciando Sars-CoV-2 più libero di agire. Ma il virus è tra noi e, sottovalutato, ha rialzato la testa. 

    Andreoni
     

    “Dobbiamo imparare a convivere con una situazione importante di circolazione del virus, in alcun mesi dell’anno la numerosità dei casi passerà da 5.000 a 100mila e questa oscillazione sapremo gestirla in base ad alcune condizioni: a quelle ambientali, al comportamento delle persone e al livello di protezione immunologica della popolazione. I prossimi inverni ci porteranno queste situazioni di picco e discesa, il primo in inverno e poi l’estate tranquilla”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, commenta l’incremento dei casi Covid nell’ultima settimana. 

    In questa situazione di endemia del coronavirus, quali sono le strategie per contenerlo? “Abbiamo capito che il vaccino riduce la circolazione e ci protegge dalla malattia grave – ricorda Andreoni – la mascherina ci aiuta a evitare situazioni di rischio al chiuso e gli assembramenti all’aperto. Poi è chiaro che si andrà verso una dose annuale del vaccino, non una quarta dose, ma un richiamo annuale per evitare recrudescenze autunnali, come già si fa per l’influenza”. 

    E il Green pass, che fine farà? “Ci è servito per imporre ad alcune persone la vaccinazione – risponde Andreoni – direi che va tenuto in funzione della situazione epidemica, se è bassa si può alleggerire”. Infine sullo stop alle mascherine al chiuso, ipotesi che sta circolando già dal mese di aprile, Andreoni è chiaro: “Va tenuta anche oltre la fine dello stato di emergenza, e consiglierei anche di non togliersela all’aperto quando c’è affollamento”.