(Adnkronos) – “Sono padrino di una bimba di dieci anni. Ieri sera lei, insieme alle sue amiche, qui nel rifugio aiutava a costruire le reti mimetiche per i nostri soldati che vanno a combattere al fronte. Cercava di aiutare la difesa per il suo paese. Questo è il simbolo della gente si unisce nella difesa del popolo ucraino, tutto il popolo si è trovato unito davanti alle minacce e alle aggressioni di questa guerra, che è un’ingiustizia che non ci siamo meritati, e dobbiamo solo pregare e aiutare, mai maledire”. A raccontare il particolare all’Adnkronos, in collegamento da una località a pochi chilometri da Kiev, è padre Taras Zheplinskyy, un giovane e attivissimo prete della chiesa greco cattolica ucraina, che spiega la difficile situazione che sta attraversando il paese e la reazione della comunità.
“Mi rivolgo alle mamme russe -dice il 28enne prete ucraino- che avendo il potere di dire la loro parola, di dire la verità, possono fare tanto: riprendetevi i vostri ragazzi, richiamateli in patria, dite loro che questa guerra è male, che è un’ingiustizia e noi, la gente ucraina, non ce la siamo meritata”. Sensibilizzare i parenti dei soldati russi è considerato talmente importante che “è stata istituita dallo Stato una linea telefonica che cerca di contattare i parenti dei soldati russi -spiega padre Taras- per convincerli a diffondere la verità in tutto il paese”.
Padre Taras sta lavorando moltissimo con la sua chiesa per tenere alto il morale dei fedeli e dei combattenti e resistere in questo difficilissimo momento del paese. “Ora in Ucraina tanta gente prega, fa penitenza -racconta il parroco- abbiamo organizzato una maratona online in cinque città ucraine devote alla Madonna per pregare per la conversione del cuore di Putin”. Perché, spiega padre Taras, “questa non è solo una guerra della Russia contro l’Ucraina, ma è una guerra del diavolo contro Dio. Noi siamo vittime di una aggressione ingiusta, non ce lo siamo meritati. Non c’era nessun motivo di cominciare questa aggressione”.
Una guerra che pone molte domande, alcune di difficile risposta anche per un giovane prete entusiasta e fervente come padre Taras. “Perché Dio lo permette? Non so rispondere -ammette con franchezza- Ma so che se un soldato usa l’arma per uccidere uno che lo attacca, e lo fa con amore per custodire la sua terra e proteggere i suoi cari, non commette crimine perché lo fa per i suoi vicini, per la famiglia, per la sua patria. Dare la propria vita per i propri cari è ciò che lo stesso Gesù ci chiede. Io non credo che sarà giudicato da Dio, chi fa il suo dovere per il suo paese”.
Che cosa direbbe a Putin se se lo trovasse davanti? “L’Ucraina è un paese indipendente, non è lo stesso del popolo russo, Putin non ha capito che non siamo un unico popolo -dice accoratamente il giovane parroco- E per questo noi ora stiamo soffrendo. Nessuno può pretendere di prendersi una vita umana, e nessuno può pensare che la vita umana sia meno importante di quello che pensa lui”. Preghiera dunque, ma mai senza speranza. “Noi siamo sicuri, Dio è con noi, ci custodisce e ci da la forza di vincere questa guerra contro il male che è personificato nella persona del presidente della Russia. È la guerra di Davide contro Golia, ma ricordo a Putin che Davide vinse, Dio non può essere distrutto”, conclude padre Taras.
(di Ilaria Floris)