(Adnkronos) – Sergey Razov, ambasciatore russo a Roma, parla con l’Adnkronos quando la guerra tra Russia e Ucraina è entrata nell’11mo giorno. Sui rapporti tra Roma e Mosca assicura che c’è “un interesse comune a intrattenere relazioni regolari”, sostiene che le ferite tra Russia e Occidente si possano curare, ma a condizione di “un dialogo rispettoso e paritario” e definisce “scioccante” la decisione dell’Occidente di inviare armi letali a Kiev mentre iniziavano i negoziati, armi che saranno usate per “uccidere i militari russi”.
Di seguito il testo integrale dell’intervista
Lei è rimasto deluso dall’atteggiamento dell’Italia in questa crisi?
Sono un diplomatico. Non spetta a me valutare “l’atteggiamento” del Paese in cui sono accreditato come ambasciatore. Dirò una cosa. Anche nell’attuale situazione di crisi, non vale la pena perdere di vista le prospettive. La storia non finisce con l’oggi. Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono. Penso che sia nell’interesse comune intrattenere relazioni regolari così come sono state per decenni”
È sanabile la frattura tra Russia e Occidente? È veramente scesa una nuova cortina di ferro?
Vediamo come è nata questa ferita. Il blocco politico-militare della Nato, i cui documenti politici definiscono la Russia come un nemico, negli ultimi decenni in diverse ondate ha avvicinato le sue infrastrutture ai nostri confini, creando comprensibili minacce alla nostra sicurezza. Sottolineo che non siamo stati noi ad espanderci verso la Nato, ma la Nato ad espandersi verso di noi. L’affermazione che la Nato è un fattore di pace e stabilità non è convincente. Sappiamo cosa è successo in Jugoslavia, Iraq, Libia, ecc. Devo sottolineare che l’espansione della Nato ha violato numerose promesse fatte dopo il crollo dell’Urss. E le sanzioni, che in una prima fase erano ancora collegate a ciò che stava accadendo in Ucraina e dintorni, in seguito hanno totalmente perso questo riferimento e sono state portate avanti per una sinistra forma di inerzia. È stato posto l’obbiettivo di distruggere l’economia della Russia.
Anche la cortina di ferro che Lei ha menzionato è stata, come sa, abbassata dall’Occidente dopo il famoso discorso di Fulton di W. Churchill nel 1946. I russi, almeno quelli della mia generazione, hanno vissuto a lungo dietro quella cortina e hanno imparato determinate cose. Tutti gli eventi storici, compresi quelli attuali, hanno i loro precedenti, le loro cause e la loro forza propulsiva.
Siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso e una reale considerazione degli interessi reciproci.
Qual è la vostra linea rossa ai colloqui con gli ucraini?
Le trattative sono iniziate. La nostra posizione, come delineata dal presidente Vladimir Putin, è la seguente: status neutrale e non nucleare dell’Ucraina, sua smilitarizzazione e denazificazione, riconoscimento dell’appartenenza alla Russia della Crimea e sovranità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Abbiamo ripetutamente e ragionevolmente spiegato ciascuna di queste posizioni. Siamo certamente interessati a garantire che i negoziati siano efficaci.
In questo contesto, pare scioccante che la decisione di fornire armi letali all’Ucraina, sia stata presa proprio nel momento in cui le delegazioni russa e ucraina erano sedute al tavolo del primo round di negoziati a Gomel. Di fatto quelle armi saranno usate per uccidere i militari russi, il che, sarete d’accordo, aggiunge ulteriori complicazioni alle relazioni tra stati. Inoltre, è difficile prevedere in quali mani finiranno queste armi e contro chi potranno essere utilizzate. Come sapete, decine di migliaia di armi leggere sono già state distribuite alla popolazione civile, compresi elementi criminali ucraini rilasciati dal carcere, che potrebbero svolgere un ruolo in Ucraina e in altre zone di conflitto.
Come giudica l’avvio dell’inchiesta della Corte dell’Aja per crimini di guerra contro la Russia?
La Russia respinge categoricamente le accuse di crimini di guerra. Per inciso, né la Russia né l’Ucraina sono membri del tribunale penale internazionale dell’Aja. Richiamo l’attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel Donbass sono state uccise 14.000 persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta. Il doppiopesismo e il pregiudizio sono evidenti.
Un’ultima cosa. Sono grato alla vostra agenzia per la sua disponibilità ad ascoltare e trasmettere il nostro punto di vista su ciò che sta accadendo nelle relazioni tra Russia e Occidente e intorno all’Ucraina, anche se, vista la percezione attuale puramente negativa della Russia da parte dei mass media, presumo sia improbabile che venga accolto con comprensione.
(di Maria Grazia Napolitano)