(Adnkronos) – “Il professor Macris non c’entra nulla con tutta questa storia, ha chiarito la sua posizione davanti ai magistrati. Non è un combattente, non è un ideologo. E’ completamente fuori da questo circuito. Lui ha chiarito ogni possibile risvolto, con il pubblico ministero, ma attendiamo di comprendere se la macchina della pubblica accusa si sia convinta, oppure no”. A parlare, in una intervista con l’Adnkronos, è l’avvocato Daniele Pagano che, con la collega Cettina Crupi, difende il professore di origini greche Daniele Macris, indagato nell’ambito dell’indagine che ha portato, l’anno scorso, i carabinieri del Ros ad avviare le procedure per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Messina a carico del 29enne messinese Giuseppe Russo, accusato di essere un mercenario che dal 2014 combatte al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che si è sviluppato nel Donbass, Ucraina orientale, tra l’Esercito ucraino e truppe filorusse. Una misura confermata, nel luglio del 2021, anche dal Tribunale del Riesame di Messina. Giuseppe Russo, chiamato ‘Pino’, è rimasto a combattere al fianco delle milizie filorusse nel conflitto armato nel territorio ucraino del Donbass, in Ucraina orientale “dietro retribuzione e senza essere cittadino di quello Stato né lì stabilmente residente”, come scrive il Tribunale di Messina. Sul mercenario le indagini non si sono mai fermate. Anche i Servizi segreti, oltre a diverse Procure, sono alla ricerca del giovane messinese in Donbass e di altri mercenari italiani che si trovano in quel territorio. L’attenzione “è massima”, dicono fonti di intelligence all’Adnkronos.
Il docente Daniele Macris, dell’Istituto Maurolico di Messina, esperto di linguistica greca, è accusato di avere violato la legge che ha ratificato la Convenzione internazionale di New York del 4 dicembre 1989 sul contrasto al fenomeno dei “mercenari”, associazione con finalità di terroristiche internazionali o di eversione. Il suo nome viene citato più volte sia nell’ordinanza di custodia cautelare che nel provvedimento del Tribunale del Riesame del Tribunale di Messina che ha confermato l’arresto per il giovane messinese che combatte con i russi. L’attività di indagine condotta dai Carabinieri del Ros di Messina aveva preso “le mosse dall’inaugurazione nella città dello Stretto, nel giugno del 2018, del ‘Centro di Rappresentanza dell’autoproclamatasi Repubblica popolare di Lugansk in Italia’, presieduto dal coindagato Daniele Macris”, si legge nel provvedimento del Tribunale messinese.
“Il professore – spiega il legale – è stato sentito dagli inquirenti e ha risposto a tamburo battente ad ogni possibile sollecitazione dei magistrati dell’accusa. Sperava di avere chiarito la sua posizione”. E spiega che il docente “non ha contatti attuali” e che “non è impegnato su fronti politici”. Macris “è un cattedratico impegnato sulle diversità di quell’area geografica che ben conoscere. Il suo interessamento era puramente culturale con riguardo a quelle aree geografiche che vorrebbero ottenere la denominazione di Repubblica indipendente”. L’anno scorso la Procura ha sequestrato computer, telefonini del docente che sono stati spulciati. L’interesse è soprattutto puntato sugli estratti conto del professore.
Il legale del professor Macris dice ancora che Daniele Macris “non aveva contatti neppure con il ‘generalissimo’”, cioè con Andrea Palmeri, livornese, detto “il generalissimo”, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento e reclutamento di mercenari a scopo terroristico ed eversivo ed associazione per delinquere. La Procura di Messina scrive, invece, che Macris “risulta avere contatti su Facebook con soggetti coinvolti nell’operazione ‘Ottantotto’, tra cui il latitante Andrea Palmeri” cioè il ‘generalissimo’.
“I legami del professore con quell’area geografica hanno il sapore della cultura, hanno il sapore dell’impegno con i giovani accademici di quelle realtà universitarie – dice ancora l’avvocato Pagano – e Macris faceva da testa di ponte con i suoi studenti, perché potessero studiare anche in Italia, per uno scambio culturale. Non c’è mai stato da parte del professore un interessamento alle azioni combattenti e alle forme di resistenza, Macris è lontanissimo da quel mondo. Ha sempre preso posizione di assoluta dissociazione da queste forme di ‘protesta’, chiamiamole così”. Il docente, noto a Messina, è da sempre impegnato a sostegno della Comunità Ellenica dello Stretto così come non ha mai nascosto della sua “simpatia” per la Russia contro l’Ucraina nella questione del Donbass, tanto da costituire nel 2018, al centro di cultura neoellenica della città dello Stretto, il centro di rappresentanza della Repubblica di Lugansk, capitale del Donbass indipendente, insorto contro le forze armate ucraine nel maggio 2014.
Poi, parlando dell’intercettazione tra il ‘mercenario’ Pino Russo con la madre Valeria Giannetto, in cui parlano del “professore” e che, secondo la Procura di Messina, era proprio Macris, il legale del docente spiega: “No, non ci sono rapporti con queste famiglie. Non c’è assolutamente nulla di tutto ciò. Zero totale”. In una intercettazione, come annota la Dda di Messina nella informativa, la madre del mercenario messinese Russo parla con il compagno e si lamenta che il figlio era rimasto senza soldi in Donbass. “Il figlio non ha ancora percepito lo stipendio e vuole tornare a casa per guadagnare qualcosa e fare rientrare in Italia la compagna e la figlia quando i loro documenti saranno pronti”, scrive la Procura messinese guidata da Maurizio de Lucia. “Nel corso della conversazione la donna ipotizza che nelle pratiche burocratiche il figlio può essere aiutato dal professore, che dalle indagini si identifica in Macris, e per i soldi può chiedere aiuto ad Andrea, che si identifica in Palmeri, al quale risulta che la donna ha effettuato alcuni versamenti tramite Western Union”.
E allora il nome del professore come è entrato nell’inchiesta sui mercenari del Ros di Messina? “Nelle attività di intelligence, di controllo, di monitoraggio di conversazioni – dice – ma francamente riteniamo di avere chiarito tutto. Daniele Macris non c’entra niente con l’attività che c’è per ora in Donbass. Zero totale. Capisco che il problema del Donbass è attuale, lo comprendo, da uomo della strada, ma da uomo di diritto, sono pronto a combattere io fino in fondo, affinché si possa fare chiarezza. Lui è un professore con la passione dell’ellenismo, sposato con una donna che viene dall’area dell’Est. Ha questo senso di appartenenza con queste aree geografiche”.
“Le faccio notare – dice – che nonostante il polverone sia stato sollevato più volte, pensa che Macris non sia stato fatto nel frattempo oggetto di una qualche misura cautelare, anche solo del divieto di espatrio? Ragioniamoci”. Per il legale sono “stati costruiti castelli con l’ausilio di riscontri di intelligence, ma non c’è un coinvolgimento del professore. Daniele Macris non c’entra niente e nulla a che fare con questa gente. Questa inchiesta ha toccato personaggi che non vivono in Italia. Ma, ribadisco, lui non c’entra nulla”. “Noi lo seguiamo da quando questa vicenda è cominciata e fino a questo momento non ha avuto sviluppi perché l’inchiesta è ancora in corso”. (di Elvira Terranova)