(Adnkronos) – Basta complessi di inferiorità, non siamo la prosecuzione di An, ma quello che avremmo voluto fosse il Pdl e non è riuscito ad essere, ovvero, un partito aperto, fondato saldamente su dei valori e a vocazione maggioritaria… Fdi è centrale nel quadro politico: è la consapevolezza che tutti dobbiamo avere, perché è il momento di giocare in attacco, ben sapendo che le accuse, le etichette e tutto quello che ci hanno affibbiato finora, non è nulla rispetto a quello che accadrà… Giorgia Meloni riunisce la direzione nazionale del suo partito, stavolta allargata a parlamentari e coordinatori regionali, quasi per sancire l’importanza del momento politico.
L’ex ministro della Gioventù rivendica con orgoglio il balzo nei sondaggi di Fdi, il sorpasso sulla Lega, e forte dei crescenti consensi, torna a invocare con maggior forza un chiarimento interno al centrodestra uscito con le ossa rotte dalla partita del Colle per capire se ci sono le condizioni per ripartire. L’Auletta dei gruppi a Montecitorio che ospita la riunione sembra a tratti un vero e proprio Consiglio di guerra. Meloni senza tanti giri di parole chiede conto agli alleati, a cominciare da Matteo Salvini e Antonio Tajani, se intendono continuare a strizzare l’occhio a sinistra e se -come concordato- resta fermo il ‘no’ al proporzionale. Due punti su cui non ammetterà sconti. Della serie, chiariamoci ora o mai più.
Serve chiarezza e chiederemo lealtà a chi vuole ricostruire e convinzione nel difendere questa metà campo, avrebbe sottolineato Meloni. Vogliamo sapere, ad esempio, quali siano le regole di ingaggio della coalizione e se le larghe intese sono effettivamente una parentesi e se si esclude di riproporle nella prossima legislatura. In particolare, chiediamo di sapere con certezza se la posizione comune è ancora quella di non sostenere in alcun caso una legge elettorale di stampo proporzionale.
Meloni annuncia il ritorno in piazza dal 29 aprile al primo maggio per presentare agli elettori il suo programma di governo, ne approfitta per togliersi alcuni sassolini dalle scarpe (non è a noi che va chiesto se intendiamo ricucire lo strappo con gli alleati, ma è a loro che va chiesto se e come intendono ricucire lo strappo con gli elettori di centrodestra che alcune scelte hanno comportato) e lancia un avvertimento preciso: qualsiasi sia la legge elettorale, senza Fdi non si vince e non si va da nessuna parte.
Altro che isolamento, i sondaggi, avrebbe detto Meloni, ci dicono che con una legge proporzionale Fdi avrebbe molti più parlamentari, ma non mi interessa eleggere 10 parlamentari in più e gettare l’Italia nel pantano, perché abbiamo due certezze. La prima: con l’attuale maggioritario senza di noi non si vince in nessun collegio uninomimale. La seconda: se imporranno il proporzionale Fdi, secondo i dati che abbiamo oggi, potrebbe affermarsi come primo partito ed essere il perno sul quale costruire un nuovo governo. Numeri alla mano, Meloni incita i suoi (abbiamo le carte in regola per governare questa Nazione), convinta che Fdi può fare la differenza e svolgere un ruolo determinante per il ritorno a palazzo Chigi della destra. Da qui il monito ai ‘soci’ della coalizione: niente scherzi, no inciuci con la sinistra: la nostra opposizione non è strumentale o fine a sé stessa ma è sempre accompagnata da una proposta, perché non siamo il partito del ‘no’ come dicono molti signor sì.
Noi, assicura la presidente di Fdi, siamo il partito che vuole rappresentare con orgoglio il campo del centrodestra: è quello che ci chiedono i cittadini di centrodestra, che non comprendono più chi insegue le sirene della sinistra, che ci chiedono di non avere complessi di inferiorità… Prima di chiudere la relazione, Meloni annuncia una grande manifestazione di piazza, dal 29 aprile al 1 maggio, insieme ai nostri dirigenti e amministratori, ma anche coinvolgendo autorevoli personalità, perché possano contribuire a farci porre le basi per la stesura del nostro programma di governo. Un’occasione, avrebbe spiegato, per dimostrare che Fratelli d’Italia è un partito deciso e partito aperto, che può offrire all’Italia una squadra di governo autorevole, composta da personalità che rappresentano una visione del mondo chiara e di centrodestra.