(Adnkronos) – “Il Pnrr non prende in considerazione l’oftalmologia e questo farà venire meno tutti i presupposti fondamentali per quell’ampio ridisegno organizzativo, basato sulla digitalizzazione e sul largo impiego della telemedicina: strumenti fondamentali per il superamento delle molte inefficienze e delle troppe disomogeneità assistenziali sul territorio che compromettono gravemente il livello delle risposte sanitarie per le malattie oculari: dalla prevenzione alla diagnostica alle terapie”. E’ l’allarme lanciato da Teresa Petrangolini, portavoce dell’Alleanza per l’Equità di accesso alle cure per le malattie oculari, promossa nel 2020 dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (Ihpb), della quale fanno parte 7 organizzazioni civiche, con il supporto dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità – Iapb Italia Onlus.
Le ha fatto eco Marco Verolino, responsabile dell’Oculistica dell’Area Vesuviana e consulente scientifico dell’Intergruppo parlamentare Tutela della Vista, sottolineando che “oggi i pazienti dovrebbero essere assistiti secondo nuovi modelli frutto di una reingegnerizzazione dell’intero sistema assistenziale; un sistema che poggi su nuovi modelli organizzativi e di accesso alle cure, oltre che su nuove risorse tecnologiche che solo il sostegno del Pnrr potrebbe rendere realisticamente disponibili. La tecnologia applicata e l’innovazione digitale dei processi sanitari – prosegue il clinico – sono un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, creare una maggiore interazione tra paziente e strutture sanitarie, agevolare le procedure amministrative, ridurre le differenze tra i territori, gestire in sicurezza le persone”.
“È fondamentale, infatti, disporre di una piattaforma informatica gestionale unica, un registro nazionale, capace di offrire e rendere consultabili in tempo reale dati, informazioni, notizie su trattamenti pregressi, fino alle necessità assistenziali dei singoli pazienti. Un insieme di informazioni che consentirebbero davvero di raggiungere quell’equità di accesso alle cure ancora così lontana”.
Un altro ostacolo da superare per l’equità di accesso alle cure che l’Alleanza intende portare all’attenzione delle future scelte di politica sanitaria è quello della fruizione tempestiva della diagnostica e delle terapie che la incombente pandemia Covid-19 ha drammaticamente reso ancor più irrinunciabili. “Purtroppo manca ancora una oftalmologia territoriale ‘forte’ e tecnologicamente ben attrezzata – denuncia Edoardo Midena, segretario generale della Società italiana della retina (Sir) – basata anche su centri di differenziata gestione territoriale, che consenta ai pazienti di evitare, insieme al triste fenomeno del turismo sanitario, liste d’attesa bibliche e la triste esperienza di essere spesso rimbalzati tra diversi specialisti, con la conseguenza di un allungamento dei tempi prima di poter accedere ad una efficace scelta terapeutica e bloccare l’evoluzione delle patologie”.
Una reingegnerizzazione del sistema assistenziale passa però anche attraverso una più incisiva attività di prevenzione che deve, anch’essa, essere sostenuta da adeguate risorse pubbliche per l’avvio di campagne di screening e il cui ruolo è fondamentale per il contrasto precoce di queste patologie. In proposito, Mario Barbuto, presidente di Iapb Italia Onlus, ha riferito i primi risultati della campagna itinerante di prevenzione ‘Vista in Salute’ che, grazie a un finanziamento triennale della legge di Bilancio 2019 e con il patrocinio del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, sta svolgendo un’attività di screening nelle principali città delle regioni italiane con l’ausilio di una struttura mobile dotata di strumenti diagnostici ad alta tecnologia. “Ad oggi il progetto ha toccato 13 regioni italiane in 35 città realizzando 5.400 screening”.
“I dati complessivi saranno presto disponibili – riferisce Barbuto – ma un primo elemento fa riflettere: nella sola popolazione di Lombardia, Abruzzo e Campania che si è sottoposta agli esami diagnostici presso la nostra struttura mobile – mirati principalmente alla ricerca del glaucoma, della retinopatia diabetica e delle maculopatie – sono stati rilevati segni di malattia in atto o sospetta o, ancora, di premonizione di malattia nel 40% circa delle persone. Una percentuale elevata e preoccupante, questa che, anche se parziale e preliminare, ci fa comprendere quanto diffuse siano le minacce che gravano sulla vista degli italiani e delle quali non abbiamo troppo spesso consapevolezza”.
Altro punto debole del sistema assistenziale – secondo l’Alleanza – è quello della riabilitazione visiva, perché la legge 284 del 1997 che avrebbe rappresentato, per come fu concepita, un esempio illuminato di attenzione rispetto ai temi della prevenzione e della riabilitazione visiva, oltre che dell’integrazione sociale e lavorativa, è stata, di fatto, quasi totalmente disattesa dalle regioni. Resta quindi moltissimo da fare, a partire dal fatto che la riabilitazione visiva non è nemmeno compresa nei Livelli essenziali di assistenza.
Sono circa 6 milioni gli italiani colpiti dalle principali malattie oculari: glaucoma, retinopatia diabetica e maculopatie. Ma ciò che più preoccupa – segnalano gli esperti – è l’ancora notevole disomogeneità assistenziale sul territorio che genera risposte sanitarie spesso inadeguate e disomogenee, perché ancora inadeguato è il controllo delle patologie oculari sul piano della prevenzione, della diagnosi e delle terapie. Se già nel 2006 l’Oms indicava in circa 6,5 miliardi di euro l’impatto economico annuo in Italia delle tre patologie, tra costi sanitari e costi indiretti, si può ben immaginare quale possa essere oggi l’onere complessivo di queste malattie oculari considerando, oltre alla normale lievitazione dei costi, le ben note dinamiche demografiche del nostro Paese. Valori enormi, questi, se rapportati alla vastità di questa popolazione di pazienti, che minano la sostenibilità del nostro Ssn e che potrebbero essere meglio tenuti sotto controllo con nuovi modelli organizzativi e una più incisiva attività di prevenzione.
“E’ assolutamente centrale che, accanto alla prevenzione, il nostro sistema sanitario sia in grado di assicurare una risposta efficace e omogenea su tutto il territorio nazionale anche in termini di accesso alle terapie”, afferma Paolo Russo, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Tutela della Vista. “In questo senso, è fondamentale che siano identificate, all’interno del Pnrr e delle prossime leggi di Bilancio, quelle risorse che consentano di rendere disponibile quella economica massa critica capace di tradurre in concreto quel rivoluzionario processo di riorganizzazione del sistema assistenziale oftalmologico basato sull’apporto centrale della digitalizzazione e, più in generale, delle nuove tecnologie, le uniche in grado di creare i presupposti per una vera democrazia delle cure”.