Per tanti è la prima volta in discoteca, per tutti l’emozione di assistere all’esibizione del loro idolo, il rapper Sfera Ebbasta: le ore passano, il cantante non arriva e non arriverà mai mentre nella ‘Lanterna Azzurra’ di Corinaldo (Ancona) si scatena il panico e la nottata si trasforma in incubo. Sono passati quasi tre anni dalla tragedia della discoteca, dove la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, sono morte sei persone, una mamma e cinque giovanissimi.
E’ all’incirca l’una di notte quando si scatena il fuggi fuggi. Nel night club, ex balera del liscio trasformata in locale di tendenza per serate disco, ci sono centinaia di ragazzi e ragazze. In tanti, troppi, escono dall’uscita sul retro: la balaustra crolla. I giovani cadono uno sull’altro in una trappola infernale. Parte la macchina dei soccorsi, i vigili del fuoco lavorano per ore. Alla fine si contano sei vittime: Emma Fabini, studentessa di 14 anni, Asia Nasoni, 14enne promessa della ginnastica, Benedetta Vitali, 15 anni di Fano, Mattia Orlandi, 15 anni, Daniele Pongetti, 16enne di Senigallia, ed Eleonora Girolimini, la mamma 39enne di quattro figli che quella notte accompagnava insieme al marito una delle figlie al concerto. Decine i feriti, molti dei quali gravi: sette vengono ricoverati in prognosi riservata.
La strage dei giovanissimi ferisce profondamente l’Italia. L’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e il presidente del consiglio Giuseppe Conte si recano subito nelle Marche per portare la vicinanza delle istituzioni. Con il passare delle ore, alla disperazione delle famiglie delle vittime, all’angoscia dei parenti dei feriti, si aggiunge la rabbia. Il locale era pieno, c’era più gente del consentito? Quanti biglietti sono stati venduti e staccati? Perché i giovani si sono indirizzati in massa dall’uscita in corrispondenza della balaustra poi crollata? Perché a notte fonda, nonostante la serata fosse destinata a un pubblico di adolescenti, l’esibizione di Sfera Ebbasta non era ancora iniziata? E davvero il rapper sarebbe venuto? Intanto carabinieri e polizia ascoltano centinaia di testimoni, passano al vaglio i filmati girati dai sopravvissuti con i telefonini.
La versione di tanti ragazzi ascoltati coincide: tutto è iniziato con un bruciore alla gola e agli occhi, la sensazione di sentirsi male, il panico e la calca. Forse, raccontano alcuni, si è trattato di spray al peperoncino magari usato per un tentativo di rapina. Una bomboletta viene effettivamente trovata nel locale nel corso delle indagini. Secondo gli inquirenti potrebbe trattarsi di una “concausa”, non l’unica, della strage. Le indagini vanno avanti e col tempo vengono aperte due inchieste, una sulla banda dello spray, accusata di aver spruzzato sostanza urticante nella discoteca scatenando il panico per poter derubare i presenti, l’altra sulla sicurezza del locale e i permessi rilasciati.
A poco più di tre mesi dalla strage, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra i familiari delle vittime ad Ancona e chiede giustizia: “Quello che è avvenuto era inimmaginabile e ingiustificabile, è impossibile farsene una ragione – sottolinea il Capo dello Stato – Più passa il tempo più è impossibile farsene una ragione, perché più passa il tempo più ci si rende conto del vuoto, di che cosa è venuto meno, di chi manca e della incomprensibilità delle condizioni che hanno provocato quello che è avvenuto. Non ci sono parole né per dare conforto né per poter trovare rimedi che non esistono. C’è soltanto bisogno che si appuri con rigore la verità e che si faccia con rigore giustizia”.
Lo scorso anno nel processo per l’inchiesta sulla banda dello spray arrivano le condanne in primo grado per i sei imputati, con pene dai 10 ai 12 anni. Per l’altro filone invece, legato appunto all’inchiesta sulla sicurezza della ‘Lanterna Azzurra’, le prime udienze davanti al gup.