“Le due aziende principali, Pfizer e Moderna, stanno facendo la sperimentazione nei più piccini, credo sarà questione di qualche mese. E’ verosimile avere i primi dati entro Pasqua, forse l’agenzia statunitense Fda potrebbe esprimersi, ma non sono un divinatore“.
Dunque, nemmeno il tempo di ‘far digerire’ ai genitori l’ansia da vaccino per la fascia di età 5-11 anni, ed ecco che – come anticipa il presidente dell’Aifa, Palù – si sta già ragionando su quando sarà possibile vaccinare anche la fascia 0-5 anni.
Palù: “Oggi si infettano e vengono ricoverati anche i bimbi della fascia 0-5 anni
“Dobbiamo attendere gli studi valutativi. In Italia l’incidenza nella popolazione da zero a 11 anni è di 300 casi per 100mila abitanti alla settimana, l’incidenza più alta dell’infezione. Ed è alta anche fra zero e 3 anni, poco meno dell’1% dei bambini oggi si ricovera. Prima non era così. La variante Delta è molto più contagiosa e infettiva, prima i bambini non si infettavano, non si ammalavano, non morivano. Oggi non è più così, succede anche tra 0 e 3 anni”.
Palù: “Negli Usa ne sono stati vaccinati 4 milioni e 300mila e non stati segnalate reazioni avverse gravi”
Intervenendo ai microfoni di Sky Tg24, il presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), Giorgio Palù, ha intanto tenuto a rimarcare che – per l’appunto – dal 16 dicembre partirà la vaccinazione della fascia 5-11 anni. “Negli Stati Uniti – spiega Palù – contro il covid sono stati vaccinati 4 milioni e 300mila bambini, una platea superiore a quella dei bimbi che potenzialmente dovrebbero essere vaccinati dai 5 agli 11 anni in Italia. La società scientifica statunitense di pediatria non ha segnalato nessun caso di reazione avversa grave in questi bambini“.
Palù: “Sono stati fatti più test sul vaccino anti covid per minori che per quello contro la pertosse”
Oltrettutto, aggiunge ancora l’esperto, ”Tremila bambini, su cui è stato sperimentato il vaccino per Covid-19 negli studi, sono più di quanti sono stati testati per il vaccino per la pertosse. E se consideriamo gli studi di fase 3 sono molto di più in proporzione rispetto a tutti gli adulti over 18 testati”. Tuttavia, ‘bacchetta’ infine il presidente di Aifa, “è poco etico aspettare di vedere quello che succederà negli Stati Uniti, non possiamo pensare che medici e scienziati abbiano autorizzato correndo dei rischi“.
Palù: “E’ giusto utilizzare il criterio della massima precauzione, ma non è etico dire ‘vediamo cosa succede negli Usa’”
Purtroppo, ha ricordato ancora Palù, “Sars-Cov-2 è il primo coronavirus che diventa pandemico nella storia della medicina. E’ un virus che corre velocemente, più velocemente della scienza. E’ giusto che siano le esigenze di sanità pubblica, che a loro volta implicano decisioni politiche e non meramente scientifiche, a precedere la scienza”. Dunque, conclude poi il massimo esperto dell’Aifa, “Non possiamo aspettare la scienza, corriamo troppo il rischio che si verifichi qualcosa che non vogliamo e allora è giusto utilizzare il criterio della massima precauzione. Non è etico dire ‘aspettiamo e vediamo cosa succede negli Stati Uniti‘”,.