“’Stigma Invisibile’ nasce ufficialmente cinque anni fa, ma in realtà nasce molto tempo prima. Io sono nata nel 1981, ho esattamente quarant’anni, come la lotta all’Hiv e all’Aids, che quest’anno compie appunto quarant’anni”. A dirlo è Michela Chimenti, ideatrice e autrice del documentario e serie tv ‘Stigma invisibile’, realizzato nell’ambito del progetto ‘Together we can stop the virus’, promosso da Gilead Science Italia e proiettato alla vigilia della Giornata mondiale Aids.
Chimenti ha vissuto in prima persona la perdita di amici e cari: “Mia madre ha sempre fatto la parrucchiera e io sono sempre stata una bambina con i capelli lunghi voluminosi. Un sacco di colleghi di mia madre mi usavano come modella per farmi delle acconciature stranissime! Tutti questi amici per lo più erano omosessuali ed erano parte della mia famiglia. Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 tutte queste persone sono sparite, nessuno mi ha raccontato cosa stesse accadendo. Poi sono diventata grande abbastanza per capirlo da sola. Quindi, questo documentario – racconta – nasce dall’esigenza di raccontare, di ridare vita a un ricordo e di dare spiegazioni, a me stessa e a tutti coloro che ancora non conoscono l’Hiv o che nutrono pregiudizi nei confronti di chi ne è affetto”.
Il documentario andrà in onda il primo dicembre su Discovery e la serie, composta da cinque episodi, sarà visibile nel 2022. L’autrice ha poi aggiunto di essere rimasta positivamente colpita dai progressi fatti in campo terapeutico rispetto a quando lei perse i suoi cari: “Ho raccolto tantissime testimonianze, non solo testimonianze di persone che vivono con Hiv ma anche compagni, compagne e familiari che supportano queste persone, non tanto dal punto di vista fisico e medico, perché sono persone in terapia che stanno benissimo e non hanno alcun tipo di problema fisico, ma dal punto di vista psicologico. Il vero problema è lo stigma, ancora oggi. Se già quarant’anni fa non aveva senso stigmatizzare le persone con Hiv, o che arrivavano ad avere addirittura l’Aids, stigmatizzarle oggi ancora meno senso di di ieri”.