Dall’artrite psoriasica non si guarisce, “tuttavia, grazie ai nuovi farmaci biotecnologici, la malattia si spegne al punto tale che il paziente, anche per un periodo di tempo molto lungo, può condurre una vita normale, o quasi. Tra i farmaci target, c’è l’upadacitinib che appartiene alle cosiddette “small molecules” che hanno un meccanismo intracellulare che blocca le vie che normalmente attivano l’infiammazione. Si tratta di una molecola selettiva che ha un profilo di sicurezza molto elevato e che consente di poter controllare in maniera ottimale l’artrite periferica così come la dattilite, una manifestazione clinica caratterizzata dal gonfiore di uno o più dita di mani e piedi causata da un’infiammazione sottostante, l’entesite, l’infiammazione di una o più porzioni di tendine, e il mal di schiena infiammatorio, ovvero le manifestazioni tipiche dell’artrite psoriasica. Quando anche in Italia avrà la rimborsabilità, sicuramente l’upadacitinb rientra tra quei farmaci che potrà dare un’ulteriore offerta terapeutica ai pazienti affetti da artrite psoriasica”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Ennio Lubrano, professore ordinario di Reumatologia all’Università degli Studi del Molise, tra i protagonisti del 58° Congresso nazionale della Società italiana di reumatologia (Sir) appena concluso.
“Al centro del Congresso – ricorda Lubrano – una serie di comunicazioni e studi circa l’arrivo di nuovi target terapeutici, ovvero farmaci biotecnologici molto efficaci nel controllare le varie manifestazioni dell’artrite psoriasica, una condizione oggi tra le più studiate perché c’è un grosso interesse e perché i margini della diagnosi precoce e di trattamento rispetto a 15-20 anni fa sono enormemente cambiati”.
In Italia la malattia colpisce “circa 500mila persone, pari allo 0,4% della popolazione – sottolinea il reumatologo – Sicuramente è una patologia che complica il più delle volte la psoriasi che è altrettanto una malattia molto diffusa, non a caso interessa 1,5 milione di italiani (il 2-3% della popolazione)”.
Come tutte le forme di artrite, il più delle volte si presenta come un’infiammazione delle articolazioni: dolore e limitazione funzionale delle articolazioni periferiche (mani, polsi, ginocchia, caviglie) e della schiena sono i tratti distintivi della patologia. “Ci sono poi le entesiti – spiega Lubrano – ovvero il dolore di quella porzione del tendine (come il tendine di Achille o del tendine del gomito) e la dattilite, un’infiammazione di un dito della mano o del piede che ricorda la forma di un salsicciotto”.
I pazienti che hanno già la psoriasi, che è una malattia della cute e delle unghie (psoriasi ungueale), all’esordio di “eventuali manifestazioni – ancora Lubrano – come il dolore, anche senza una vera propria infiammazione delle articolazioni periferiche piuttosto che della colonna vertebrale o del tendine, potrebbero chiedere al medico di medicina generale un’eventuale valutazione da parte di uno specialista reumatologo”.
Ai primi campanelli d’allarme, dunque, il paziente “deve rivolgersi al reumatologo e non all’ortopedico – raccomanda Lubrano – perché le artriti sono malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, quindi di competenza del reumatologo, specialista di queste malattie che ha la conoscenza delle manifestazioni sia cliniche che dei meccanismi patogenetici ma anche di quello che può essere l’apporto conoscitivo per la diagnosi e il trattamento. L’ortopedico, invece, è un chirurgo che si occupa in genere della parte chirurgica di tutte le malattie muscolo-scheletriche”.
La diagnosi è di tipo clinico: il medico una volta valutati i sintomi, richiede alcuni esami di laboratorio e metodiche di imaging (ecografia, risonanza magnetica). “Talvolta vengono eseguiti esami di immunogenetica – spiega – in quanto permettono di valutare globalmente e di intercettare quelle che sono le caratteristiche della malattia e consentire la diagnosi”.
Nonostante dalla malattia non si guarisca, “oggi disponiamo di farmaci efficaci e potenti grazie ai quali l’artrite psoriasica si spegne al punto tale che anche per lunghi periodi il paziente dimentica la sua condizione. Se presi in tempo e assunti in maniera accurata e per un determinato periodo di tempo, questi farmaci biotecnologici migliorano notevolmente la qualità di vita e quindi consentono alle persone di vivere in maniera normale”, conclude l’esperto.