Green pass da 12 a 9 mesi di durata. O forse addirittura a 6 mesi. L’ipotesi di modifiche stringenti al certificato verde, mentre anche l’Italia deve fare i conti con l’aumento dei contagi, è approvata in pieno dagli esperti. “E’ corretto portare la durate del Green pass a nove mesi. I dati ci stanno dicendo cha a un anno la copertura della doppia dose non ci arriva. Ma la durata del certificato verde andrebbe differenziata a seconda delle varie situazioni: per il guarito può durare sei mesi, per chi ha fatto due dosi di vaccino 9 mesi e chi fa la terza dose è ragionevole pensare che il certificato si possa portare a un anno, come ci dicono alcuni studi sulla durata del richiamo del vaccino”, dice Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.
“Il Green pass deve essere uno strumento dinamico. “Tutto viene sempre visto come statico – spiega l’infettivologo all’Adnkronos Salute – ma siamo di fronte a una malattia nuova e a un vaccino nuovo. La scienza evolve e stiamo imparando una serie di cose sul campo. Io sono contento che ci siano questi cambi perché vuol dire che la medicina cambia. Una cosa intelligente – conclude – sarebbe differenziare il Green pass a seconda delle dosi di vaccino fatte e del post malattia, in questo caso magari in base agli anticorpi che si hanno”.
“Una durata del Green pass a 9 mesi potrebbe essere la mediazione operativo-tecnica accettabile fra i 12 mesi, che ormai sono troppi, e i 6 mesi del dato scientifico, che indicano una riduzione dell’efficacia” della protezione conferita dal vaccino anti-Covid, dice il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano.
Una durata del certificato “a 6 mesi potrebbe creare problemi organizzativi e gestionali”, ragiona l’esperto, ricordando che il Green pass che si ottiene vaccinandosi “non è un aspetto scientifico nel senso stretto, ma è un qualcosa che dichiara l’avvenuta effettuazione” del vaccino, “una risposta protettiva che comunque permane nel tempo”. Perché, ricorda il virologo, “la protezione del vaccino dura anche dopo il 6 mesi, non è che precipita e a 6 mesi e 2 giorni sei scoperto”. Quindi, per agevolare la fattibilità “dal punto di vista anche ingolfativo dei sistemi dei richiami, 9 mesi – ribadisce – potrebbero essere la mediazione giusta”.
“Sono favorevole alla scelta di ridurre la validità del Green pass”, da 12 a 9 mesi, come si prospetta in Italia. “E’ un passo nella giusta direzione, perché in qualche modo si allinea la durata” del certificato verde “alla durata della protezione” vaccinale anti-Covid. “In realtà, è meglio addirittura 6 mesi”, spiega il professor Andrea Crisanti, che da tempo sottolinea la necessità di ridurre la validità del pass a 6 mesi. Facendolo, “a questo punto il Green pass e la protezione sarebbero totalmente allineati”, conclude il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
“Serve, a prescindere dai vari aggiustamenti in progress, un Green pass capace di fornire maggiori garanzie. I rischi non mancano e l’equilibrio della nostra incolumità è tornato ad essere precario, tanto più se affidato ad un certificato verde parzialmente appollaiato su un improbabile tampone che, in una fase di ampia circolazione del Sars CoV-2, ha enormi margini di imprecisione. Serve la terza dose, e dunque il vaccino, più che il Green pass”, dice l’l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata.
“D’altro canto – osserva – avendo fatto fin dal primo istante la scelta della massima prudenza, non può cogliermi di sorpresa la decisione di accorciare i tempi della validità del Green pass, convinto come sono che esso stesso non è di per sé un salvacondotto per attraversare a petto nudo i sentieri accidentati dell’epidemia. Solo qualche giorno fa mi ero permesso di ipotizzare, suggerire e perfino proporre ai decisori centrali l’opportunità e l’utilità di anticipare a 5 mesi di distanza dalla seconda dose di vaccino quel richiamo così importante per conferire una protezione più stabile e duratura”.
“In linea con le evidenze scientifiche, e sulla scorta dell’esperienza maturata a seguito della pressione epidemiologica esercitata dal Sars CoV-2 e dalle sue mutazioni – aggiunge Minelli – posso certamente dire che la ‘riduzione’ del Green pass è una conseguenza naturale di quel ragionamento, mirato a rafforzare e a concentrare le difese immunitarie grazie alla vaccinazione, come è giusto e normale che sia e senza surrogati ovvero opzioni caritatevoli. Che i 12 mesi potessero essere un arco temporale arrotondato per eccesso – sottolinea – lo avevamo già messo in agenda”.