“In occasione della Giornata mondiale del tumore del pancreas”, che si è celebrata ieri, “con un tempismo cinico e irriguardoso per la sensibilità della comunità dei pazienti con tumore al pancreas, l’Aifa spegne le speranze di una comunità, non approvando la rimborsabilità del farmaco olaparib per i pazienti con mutazione Brca”. Lo denuncia l’associazione Codice Viola, spiegando di essere rimasta “basita” per la decisione della Commissione tecnico-scientifica di Aifa sulla non rimborsabilità del farmaco olaparib, che agisce sulla mutazione Brca1/2, resa famosa dall’attrice Angelina Jolie. Quest’alterazione genetica, nota per aumentare il rischio di tumori del seno e dell’ovaio, è coinvolta anche nell’insorgenza della neoplasia al pancreas, una delle più aggressive.
Colpire la mutazione con un farmaco mirato può rallentare la progressione della malattia, offrendo nuove speranze ai pazienti e un’alternativa alla chemio. “Chiediamo una immediata rivalutazione della decisione. Lo studio di fase 3 Polo, che ha verificato l’impatto del farmaco olaparib per i pazienti con mutazione Brca1/2 ereditata, ha pienamente raggiunto il suo obiettivo primario: il prolungamento della vita libera da progressione di malattia senza deteriorane la qualità – premette l’associazione – La sopravvivenza a 2-3 anni è consistentemente aumentata, ancorché non in modo statisticamente significativo”.
“Siamo convinti che la valutazione del valore di un farmaco non possa limitarsi al solo prolungamento della vita, indipendentemente da ogni altra considerazione. In ogni caso – prosegue Codice Viola – il beneficio di sopravvivenza prolungato per un sottogruppo di pazienti, peraltro superiore a quanto osservato con gli schemi chemioterapici autorizzati per la prima linea terapeutica, è un evento estremamente prezioso e insolito nella cura del tumore del pancreas”.
“Riteniamo che questa decisione, oltre a spegnere la speranza dei pazienti con tumore del pancreas, produca incalcolabili danni sotto ogni profilo umano, culturale e scientifico”, rimarca l’associazione, impegnata per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti con questa neoplasia, sottolineando che “il costo per le casse dello Stato di questo trattamento sarebbe stato risibile poiché sono circa 50 pazienti per anno che potrebbero beneficiare dei vantaggi del farmaco”.