Cosa serve davvero alla Roma dal mercato di Gennaio? Al netto delle (a dir poco) evidenti manifestazioni di ‘supporto’ che Josè Mourinho ha esternato in pubblico affinché il club si attrezzi per allargagli la rosa, sulla scia di quanto visto finora in campo e in base alle scelte tecnico-tattiche dello stesso special One, appaiono abbastanza chiare alcune specifiche lacune del parco giocatori.
Con Spinazzola ancora a lungo ai box e con Calafiori alle prese con reiterati problemi fisici, la fascia difensiva sinistra è improvvisamente tornata a vedersi sguarnita soprattutto per via dello stop a Vina. Al contempo, a destra, considerato Reynolds non ancora adatto a questo tipo di palcoscenico, Mourinho ha a disposizione il solo Karsdorp, costretto agli straordinari. Ecco perchè il nome buono emerso in queste ore, in tema di mercato, è quello di Diogo Dalot.
Dalot, il nome forte, ma difficile, che può cambiare il mercato della Roma
Terzino destro del Manchester United, lanciato proprio da Mourinho nella sua esperienza coi Red Devils, Dalot è adattabile anche a sinistra e sarebbe prezioso per sopperire a lacune a cui è stata messa di recente in ipotesi la toppa Ibanez o, in estrema ratio, quella il giovane Tripi. Ancora giovane, una parentesi al Milan, Dalot andrebbe ad allungare il parco esterni in modo funzionale, ma Mou sa bene quanto sia difficile arrivarci. Lo United intende privarsene solo dopo aver trovato un sostituto e comunque a determinate condizioni economiche. L’alternativa, in parte smentita da rumors, porterebbe a Bereszynski della Sampdoria, con l’idea di contropartite tecniche (Villar? Lo stesso Calafiori?) per trovare la formula giusta.
Ma il vero buco, quello di cui Mourinho non ha mai fatto mistero, è a centrocampo. Se sembra impossibile riaprire il file Xhaka con l’Arsenal, il nome caldissimo è quello del suo connazionale Zakaria, ma c’è da battere una concorrenza agguerrita. L’alternativa sarebbe Grillitsch dell’Hoffenheim, anche lui con il contratto in scadenza e con caratteristiche lievemente diverse da Zakaria. Altre indiscrezioni parlerebbero di Herrera, ora all’Atletico Madrid. E non è da escludere, poi, la pista verso un difensore centrale, considerando i continui dubbi sul sostanziale recupero di Smalling e le voci di mercato su Kumbulla, anche lui ai box in questo momento.
Centrocampo, attacco: come e dove trovare le risorse
E se infine si muovesse qualcosa anche in attacco? Difficile, ma non impossibile che Mkhitaryan, l’estroso armeno che rinnovò di un anno quest’estate ritrovando Mourinho dopo la controversa esperienza allo United, possa lasciare (senza un indennizzo) la Roma adesso; anche se il suo manager Raiola è rimasto vago nel merito, nelle scorse ore (“Chiedete alla Roma”). Ma a salutare potrebbe anche essere Mayoral, ormai terza scelta fissa di Mou nelle gerarchie relative al centravanti. Da tempo la Fiorentina è sulle sue tracce.
In questo caso, come del resto negli altri, il dilemma è: quali manovre, sul piano economico, sarebbero davvero utili alla Roma? Da tempo è chiaro l’assioma: senza vendere non si compra. Se è pur vero che, dopo lo stop del mercato estivo, è comunque uscito Nzonzi (con relativo ingaggio top risparmiato in parte), per un qualche movimento in entrata va comunque cercata, se non la liquidità concreta, una formula in grado di non appesantire ulteriormente le casse di Trigoria.
In tal senso le uscite dell’armeno e di Mayoral avrebbero molto poco appeal per i cassieri giallorossi, salvo un’arzigogolata operazione di acquisto (in prestito, o con diritto di riscatto) a costo zero di un atleta il cui costo di ingaggio sarebbe pari o inferiore a quello che i giallorossi risparmierebbero dando via l’attaccante ex Real a Gennaio. Diversa e ancora più complessa, con rischio minusvalenza di bilancio, la vicenda Mkhitaryan. Che, dunque, quasi per inerzia, sembra destinato a finire l’anno da romanista.
Per i ruoli chiave, invece, la svolta potrebbe arrivare da uscite come quelle di Diawara e Villar, i due mediani ormai ai margini del progetto tattico di Mourinho. Venderne almeno uno darebbe il cash per rimpiazzarlo con un profilo che lo Special One ritiene più adatto al proprio credo: salvo, appunto, un’operazione alla ‘pagherò’, con dilazionamento prospettico e rateizzato, nell’ottica poi di alleggerire i costi complessivi sottraendo dalle spese vive gli ingaggi degli atleti scontenti o sfiduciati dal tecnico.
Ma in tutto questo ‘ma’, negli incastri dei se e delle ipotesi, l’unica certezza è e resta il tempo: poco, e cadenzato. Alla Roma servono comunque nuovi tasselli, e in questo incedere del tempo bisogna fare i conti con tante, troppe incognite: dinieghi all’esodo, proposte rifiutate, mancati accordi su ingaggi, concorrenze più allettanti. Se un Diawara, ad esempio, rifiuterà (come avrebbe fatto, secondo rumors, già spesso in estate) una qualche destinazione, se Villar non avrà un mercato fruttuoso, se Zacharia trovasse di meglio (come si sussurra) della proposta della Roma e lo stesso capitasse ai Grillitsch e ai Dalot di turno, la Roma potrebbe trovarsi col cerino in mano.
E Mourinho potrebbe dover continuare a far (ancora) affidamento sui quei 13-14 aficionados a cui ha affidato l’onere di tirare avanti la carretta finora. Gennaio è alle porte, ma ha uno slot di numerose partite davanti, da giocarsi, con tutte le problematiche che una rosa corta e imcompleta come quella romanista portano in dote.