Home ATTUALITÀ Contanti, limite 2022 prelievo: cosa c’è da sapere

    Contanti, limite 2022 prelievo: cosa c’è da sapere

    Contanti, nuovo limite fissato dal 2022 quando, a partire dal 1° gennaio, scenderà da duemila a mille euro. 999,99 euro quindi, la cifra massima utilizzabile per chi vorrà pagare ancora in modo ‘tradizionale’. Un limite che si applica non solo per le vendite ma anche per qualsiasi altro passaggio di denaro tra soggetti diversi, come nelle donazioni e nei prestiti. Ma cosa succede in caso di prelievi e versamenti in banca? Quanti soldi si possono prelevare dal bancomat o allo sportello? E il Fisco può fare dei controlli? A queste domande arriva la risposta degli esperti del sito di informazione legale Laleggepertutti.it. 

    Il presupposto su prelievi e versamenti in banca, spiega Laleggepertutti, è che “qui non c’è alcun trasferimento della proprietà del denaro: l’istituto di credito è un semplice depositario. È come se i soldi non uscissero mai dalla disponibilità del relativo titolare” ma sul punto, sottolinea il sito, “c’è tanta disinformazione e spesso si finisce per confondere tra loro le diverse norme, aventi finalità differenti”.  

    Alla domanda se esiste il limite di mille euro ai prelievi di contanti, ecco la risposta: “Per quanto riguarda i conti correnti intestati a soggetti diversi da società ed imprenditori, non esiste alcun limite al prelievo di contanti dal conto. Contrariamente a quanto si ritiene, un disoccupato, uno studente, un pensionato, un lavoratore dipendente, un artigiano, un professionista può prelevare quanto vuole dal proprio conto corrente senza violare alcuna norma e senza che ciò possa essere considerato una violazione della normativa sull’antiriciclaggio. Da ciò – spiegano gli esperti – discende che, sotto un profilo esclusivamente fiscale, mai l’Agenzia delle Entrate potrebbe avviare un accertamento nei confronti di chi svuota il proprio conto corrente richiedendo banconote contanti”. 

    E allora quando scattano i controlli? “I controlli fiscali – continuano gli esperti – scattano solo sui versamenti di contanti sul conto corrente, sia esso bancario o postale. Questo perché l’articolo 32 del Testo Unico sulle Imposte sui redditi stabilisce che tutti i movimenti in entrata sul conto – appunto i versamenti di contanti e i bonifici ricevuti – si presumono redditi salvo prova scritta contraria. Il contribuente quindi si trova dinanzi a una scelta tutte le volte in cui versa dei contanti o riceve un bonifico: o ‘denuncia’ tale somma nella propria dichiarazione dei redditi, andandoci così a pagare le tasse ma non rischiando nulla, oppure deve essere pronto a difendersi da un’eventuale richiesta di chiarimenti. Questa difesa deve essere rivolta a dimostrare che la somma versata o incassata è il frutto di redditi esentasse (come una donazione o un risarcimento) o già tassata alla fonte (come una vincita al gioco). Di tanto bisogna fornire una prova scritta con data certificata da pubblico ufficiale, cosa che si può fare ad esempio registrando l’atto di donazione o il prestito”. 

    Quando la somma prelevata in contanti è ingente, continua Laleggepertutti, “potrebbe succede che la banca chieda chiarimenti al proprio cliente circa la destinazione del denaro. Questi dovrà autocertificare, compilando un apposito modulo, per quali spese verranno utilizzati i contanti. È chiaro che se si prelevano più di mille euro e si dichiara di dover pagare un fornitore si sta tacitamente ammettendo di violare la norma sui limiti di pagamenti in contanti (che, come anticipato in apertura, dal 1° gennaio 2022 è scesa a mille euro). Questo significa che si subirà una sanzione che può andare da un minimo di mille a un massimo di 50mila euro. Si potrà però ben spiegare che i soldi servono per varie spese, non tutte rivolte allo stesso soggetto”. E ancora: “È prevista una segnalazione obbligatoria alla Uif (l’Unità di informazione finanziaria) da parte della banca quando i prelievi, nell’arco dello stesso mese, complessivamente considerati superano 10.000 euro. E ciò vale anche se si tratta di prelievi frazionati in più operazioni di importo inferiore (ad esempio, 10 prelievi da mille euro). La segnalazione viene fatta non per una questione fiscale ma per un controllo sulle attività illecite. Non scatteranno quindi dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate”, avvertono gli esperti sottolineando come si tratti di “controlli e non di divieti”. 

    E allora quando esiste il limite di mille euro ai prelievi di contanti? “I controlli sui prelievi, che come abbiamo visto non sussistono per la generalità dei contribuenti, sono invece previsti per imprenditori e società. Per questi ultimi esiste il tetto di 1.000 euro giornalieri e comunque di 5.000 euro mensili. Al di sotto di questi importi non si rischia nulla; superato invece tale tetto, l’Agenzia delle Entrate pretende la dimostrazione della destinazione della somma e, in caso di assenza di prove, avvia il recupero a tassazione del denaro che si presume destinato a investimenti in nero”, concludono gli esperti.