“Il Beating Cancer Committee (Beca) del Parlamento Europeo, la strategia anticancro della Commissione Ue sta avanzando molto rapidamente grazie alla collaborazione fra quasi tutte le forze politiche molto stretta e aperta al dialogo. Per questo motivo, sono molto ottimista sui risultati. Ci sono, però, altri aspetti riguardanti l’economia, la sanità e la salute dei quali, invece, non si fa alcun accenno nel report Beca ma che sicuramente sono trattati in maniera molto più approfondita in altri dossier sulla riduzione degli inquinanti e sulla riduzione dei pesticidi”. Così Pietro Fiocchi, eurodeputato di Fratelli d’Italia Commissione Beca dell’Europarlamento, intervenuto alla presentazione del position paper “One Health in all policies – Il ruolo delle filiere. Innovazione e partnership per la salute e il futuro economico e sociale del Paese”, iniziativa promossa e organizzata dalla Fondazione De Gasperi.
All’incontro, realizzato in collaborazione con Philip Morris Italia, hanno partecipato anche Angela Ianaro, deputata del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari sociali e Pasquale Chiarelli, Direttore generale della Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni e vicepresidente di Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere).
Da un punto di vista della “salute – ha ricordato Fiocchi – uno dei temi trattato non in maniera energica sono i costi. Non si tratta solo di stabilire i costi di una procedura ospedaliera per definire l’efficienza del sistema ma ci sono anche altri costi, quali i costi dell’azienda che perde il lavoratore perché malato, che per curarsi impiega 30 giorni anziché 5, e via dicendo. Sicuramente questi costi hanno impatti che andrebbero calcolati, perché consentirebbero a coloro che devono prendere le decisioni di capire che gli investimenti in una salute più efficace e con risultati migliori vengono pagati in tempi brevissimi”.
In particolare, sul Beca, ancora Fiocchi: “Ci sono molti aspetti positivi, tra cui la locazione di fondi per le nuove tecnologie (nanomedicine, telemedicina ecc.), strumenti che migliorano la qualità di vita del paziente ma riducono anche i costi ospedalieri. Tutta una serie di trattamenti oncologici, infatti, possono essere effettuati in maniera non invasiva e in molte meno sedute. Da qui, minori costi, migliore qualità di vita e maggiore efficacia della cura. E la qualità di vita del paziente è fondamentale anche dal punto di vista economico: la persona che sta meglio e vive meglio produce di più e non rappresenta un peso per la società dal punto di vista dei costi”.
In merito all’attività di screening, “purtroppo emerge un’Europa a macchia di leopardo – ancora Fiocchi -. Ad esempio, per quanto riguarda il cancro al seno, nelle diverse regioni europee la percentuale delle persone a rischio che si sottopongono agli screening nei tempi giusti varia tra il 25% e l’80%. Uno degli sforzi che dobbiamo fare è prendere le best practises che troviamo nelle varie regioni d’Europa e applicarle in maniera sistematica su tutto il territorio europeo”.
Infine, sul fronte digitalizzazione, per Fiocchi è arrivato il momento di “creare un database europeo che contenga tutte le informazioni del singolo paziente (malattie, cure, terapie). Si tratta di un passaggio fondamentale per arrivare ad una libera circolazione dei pazienti a livello europeo, cosa che oggi avviene ma in percentuali molto basse. Purtroppo, quella del database europeo è una questione molto delicata per due questioni: la competenza dei singoli Stati membri e la privacy” conclude Fiocchi.