“Occorre accelerare la digitalizzazione della sanità per modernizzare l’Italia. La qualità e la sicurezza di una digitalizzazione capillare dei sistemi sanitari è un elemento di coesione sociale perché permette un accesso più equo e democratico a un’assistenza di livello migliore. Non possiamo perdere questa occasione per rinnovare la sanità e, di conseguenza, il nostro Paese. La pandemia ci ha insegnato che i sistemi sanitari devono parlarsi. Che non ha senso costruire muri tra chi possiede un dato e chi ne possiede un altro. Che, al contrario, il bene comune si persegue facendo dialogare sistemi diversi per uno scopo comune”. E’ questo il monito lanciato dall’amministratore delegato del Gruppo Dedalus, primo operatore nei sistemi informativi clinico-sanitari in Europa, Andrea Fiumicelli che ha aperto “Accelerare la sanità digitale”, l’evento promosso a Roma in partnership con The G20 Health & development partnership.
Sulla spinta della pandemia – è emerso dal convegno – il settore sanitario ha incrementato gli investimenti in digitale e, più in generale, allargato il processo di digital transformation. L’incertezza pandemica, infatti, ha influenzato fortemente le priorità strategiche del comparto. Secondo una ricerca presentata nel corso dell’evento, nel 2021 il 63% delle aziende prevede di aumentare gli investimenti in tecnologia (in crescita di 13 punti rispetto all’anno scorso) e il 46% quelli in iniziative digitali. Nel dettaglio, le nuove tecnologie verranno utilizzate soprattutto per migliorare l’assistenza virtuale (38%) e i sistemi di intelligenza artificiale (31%), oltre che per arricchire i dati sanitari (30%).
La trasformazione digitale porterà le aziende sanitarie verso un modello organizzativo “componibile” caratterizzato, tra l’altro, da adattabilità, integrazione tra dati e applicazioni e tra i segmenti dell’industria. Le aziende del settore saranno inoltre più reattive, vedranno una maggiore collaborazione tra i vari ruoli e saranno guidate dalle nuove tecnologie e dall’esperienza dei pazienti.
L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sulle esperienze nazionali e internazionali, sull’importanza dell’interoperabilità del dato clinico. Nel corso della sessione dedicata alla digitalizzazione dell’ecosistema socio-sanitario hanno preso parte Ioana-Maria Gligor, capo unità Digital health, European Reference Network, Dg Sante Commissione europea, Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, Giulio Siccardi, Dirigente della Uoc Sistemi informativi, patrimonio, gestione della logistica e provveditorato, portale della trasparenza e Francesca Viviani, Digital Health Expert di Gartner.
Sono state poi raccolte due testimonianze internazionali portate dal professor Michael Beyer, Ceo e direttore sanitario dell’Ospedale universitario Augusta, e dal professor Chris Johnson, Ccio Papworth Trust.
Walter Ricciardi, nella veste di presidente della World Federation of Public Health Associations, Mario Plebani, presidente della Federazione europea di Medicina di laboratorio, Nicoletta Luppi, Farmindustria, Francesca De Maio, responsabile progetti e azioni in materia della sostenibilità ambientale e salute all’Ispra, e Angela Ianaro della Commissione Affari sociali e intergruppo parlamentare innovazione della Camera dei deputati, si sono confrontati sul tema “One Health, approccio multidisciplinare fondamentale per affrontare le minacce alla salute nell’interfaccia animale, umana e ambientale”. Il panel ha riunito così diverse prospettive dal punto di vista dell’industria, delle associazioni, del mondo accademico e istituzionale.
“Istituzioni, pubbliche, private e cittadini – ha aggiunto Fiumicelli – sono soggetti vulnerabili dal punto di vista informatico. Ma questo non deve fermarci. C’è un enorme lavoro culturale da portare avanti. Insieme, pubblico e privato perché l’obiettivo è comune: la salute dei pazienti. Non è accettabile che in Italia, solo il 38% della popolazione abbia sentito parlare di Fascicolo sanitario elettronico, e solo il 12% sia consapevole di averlo utilizzato. La digitalizzazione dell’ecosistema socio-sanitario è la chiave per diventare più forti, come operatori del settore e come cittadini. L’unica via per perseguire una sostenibilità che sia, a un tempo, sociale, economica, ambientale”.
Le conclusioni della giornata sono state affidate al Fondatore e Presidente di Dedalus Giorgio Moretti, e ad Alan Donnelly, Patron G20Hdp.