“In Italia, solo il 38% della popolazione ha sentito parlare di Fascicolo sanitario elettronico, e solo il 12% è consapevole di averlo utilizzato. L’uso di servizi di telemedicina strutturati, come la televisita con lo specialista, la teleriabilitazione e il telemonitoraggio dei parametri clinici sono utilizzate tra il 5 e l’8% dei casi, secondo un’indagine del Politecnico di Milano. Il 60% dei medici specialisti e dei medici di medicina generale possiede sufficienti competenze digitali di base, ma solo il 4% ha un livello soddisfacente di competenze digitali professionali”. Lo ha detto Andrea Fiumicelli, Amministratore delegato del Gruppo Dedalus, operatore nei sistemi informativi clinico-sanitari in Europa, aprendo i lavori del convegno “Accelerare la sanità Digitale”, evento promosso a Roma in partnership con The G20 Health & development partnership.
“È uno spreco enorme – ha sottolineato Fiumicelli commentando i dati del Politecnico – bisogna accelerare sulla cultura della digitalizzazione. Oggi è già possibile prendere in tempo reale decisioni data-driven personalizzate. Le tecnologie e i dati ci sono ma per usarli servono volontà e dialogo”. Obiettivo dell’incontro: mettere a confronto esperienze nazionali e internazionali, istituzioni, politica, imprese e mondo accademico e offrire una sintesi sul percorso che il Paese deve intraprendere verso una vera rivoluzione digitale in ambito sanitario.
“La digitalizzazione dell’ecosistema socio-sanitario – ha aggiunto – è la chiave per diventare più forti, come operatori del settore e come cittadini. L’unica via per perseguire una sostenibilità che sia allo stesso tempo sociale, economica e ambientale. Ed è un elemento di coesione sociale perché permette un accesso più equo e democratico a un’assistenza di livello migliore”.
Le rivoluzioni hanno bisogno di tempo, ma la “rivoluzione digitale della sanità non può più aspettare” ammonisce Fiumicelli, che aggiunge: “È nostro dovere, prima di tutto per il bene e il benessere dei pazienti, quello di accelerare in questa direzione operando scelte di lungo respiro in grado di rivoluzionare l’approccio complessivo per aprirsi alle innovazioni. Il Pnrr è adesso. Le risorse ci sono, bisogna coglierle in un virtuoso dialogo tra pubblico e privato perché in gioco, non ci sono solo i sistemi sanitari (e già sarebbe un’enormità) ma il benessere delle generazioni di domani”.
Fondamentale, per l’Ad del gruppo Dedalus – riconoscere il dato clinico “come pietra angolare di qualunque intervento; per muovere verso la costituzione di un ecosistema interoperabile, scalabile, sicuro e che incentivi la cooperazione tra tutti gli attori, operatori clinici e pazienti”.