Il nuovo protocollo quarantene in vigore dallo scorso 3 novembre non necessariamente viene applicato dalle Asl. La denuncia all’Adnkronos arriva dal preside dell’Istituto romano paritario Gesù-Maria, Rocco De Maria, che a seguito di un caso di positività al covid 19 di un’allieva di una seconda media lo scorso 8 novembre si è visto mettere in quarantena l’intera classe che nel frattempo in tempo zero (cioè rapido, come prevede il nuovo Protocollo) si era sottoposta a tampone ed era risultata negativa.
“Ho contattato per avere ragguagli l’Asl Rm 1 ed il Dirigente preposto si è giustificato con queste parole: noi non adottiamo il nuovo Protocollo perché la pandemia per noi è in crescita”, racconta esterrefatto il Preside mostrando il documento inviato dall’Asl all’Istituto sulle modalità di gestione del caso “tali e quali al vecchio protocollo, che per il rientro in presenza della classe prevede sette giorni di quarantena e tampone ai vaccinati, 10 giorni di quarantena e tampone ai non vaccinati e 14 giorni di quarantena senza tampone per tutti”. Mentre il nuovo prevede l’immediato rientro dopo un primo test in tempo zero; da confermare con un secondo test dopo 5 giorni. “Invece la mia seconda media sta a casa”.
Contattata dall’Adnkronos, l’Asl Rm1 spiega: “Il nuovo Protocollo a noi è arrivato come nota tecnica di ‘Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico’, allegata ad una circolare ed era riferito ad un contesto epidemiologico di qualche settimana fa, nel frattempo mutato. Ci stiamo organizzando con grande sforzo in modo che da rendere operativa la nuova nota tecnica. Ma alla luce dell’aggravarsi dei contagi, vogliamo mettere in sicurezza le nostre classi anche in base a quanto si legge nella nota: ‘….le indicazioni fornite trovano applicazione in situazione epidemiologica attuale e andranno rilevate in caso di aumento della circolazione virale o altra rilevante modifica della situazione epidemiologica…’. Dunque adottiamo ancora il vecchio protocollo. Il Sistema sanitario non può cambiare da un giorno all’altro per una circolare e l’efficienza non può essere frutto di improvvisazione. Stiamo infatti discutendo a livello regionale sull’adozione del nuovo protocollo”.
“La ragione della mancata applicazione delle nuove regole è la pandemia in crescita o la mancanza di risorse umane per gestire le nuove modalità? Inoltre chi stabilisce se la pandemia è in aumento? L’Asl Rm1 o il Governo con il Cts?”, controbatte il Preside. “Sono anomalie, come il fatto che su una bozza in circolazione da fine ottobre l’Asl non abbia mai sollevato dubbi sulla effettiva attuabilità delle nuove norme. Un’inadempienza che adesso mette noi presidi in imbarazzo anche nei confronti dei genitori che sono arrabbiatissimi per la mancata adozione del nuovo protocollo”.
C’è poi l’ostica questione privacy: “Il nuovo protocollo avrebbe dovuto risolvere la discriminazione tra vaccinati e non vaccinati, anche per tutelare la privacy dei ragazzi. Ciò non avviene. E’ una privacy che fa acqua da tutte le parti e che vuole salvare la forma ma non la sostanza – commenta il Dirigente – Applicando i protocolli noi veniamo a sapere chi è vaccinato e chi no. Ma formalmente non dobbiamo saperlo. Un gran pasticcio”. Il protocollo stabilisce infatti che in presenza di un ulteriore caso positivo oltre al caso indice, i soggetti vaccinati/negativizzati negli ultimi 6 mesi saranno sottoposti a sorveglianza con testing; mentre i soggetti non vaccinati/negativizzati da più di 6 mesi andranno in quarantena. E che in presenza di due casi positivi oltre al caso indice: la quarantena scatta per tutta la classe.
“La mancata adozione del nuovo protocollo ci mette in difficoltà – conclude il preside – I genitori chiedono che sia osservato; quelli dei vaccinati si domandano che hanno vaccinato a fare il figlio, dal momento che la quarantena continua a scattare per tutti. Che rispondere?”.
(di Roberta Lanzara)