“Credo che il Pnrr vada nella direzione che un investitore estero nel nostro Paese cercava”. Lo ha detto Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, nel corso dell’evento ‘Future forward: Italy and the future of trade’, organizzato da Economist con il supporto di Philip Morris International.
“Il Mezzogiorno è uno sviluppo possibile per l’Italia. Noi – ha ricordato – abbiamo cominciato con Taranto lo scorso anno, ma mi farebbe piacere portare più investimenti al Sud, che a parte il Zes è un tema importante di sviluppo, con infrastrutture che arriveranno grazie al Pnrr, con una digitalizzazione che porterà linee e velocità di banda con la possibilità di essere efficienti in tutte le zone del Paese”, ha aggiunto.
Inoltre, ha detto ancora l’ad Hannappel, “il Pnrr porterà uno sviluppo anche in ambito delle competenze. L’iItalia ha università eccellenti, una didattica eccellente anche a livello pre-universitario, ma credo che le università italiane debbano diventare un po’ più americane come attività. Si parlava in passato – ha spiegato – che sarebbero potute diventare fondazioni e incubatori del futuro, società che mettono assieme il mondo delle piccole e medie imprese su progetti e attività con le grandi multinazionali. C’è moltissimo da fare su questo ambito. E poi – ha continuato – sul modello invece tedesco si può valorizzare di più la parte dell’istituto tecnico che in Italia ha grandissimi valori ma deve essere potenziato e aggiornato”.
“Oggi viviamo un momento molto positivo per il Paese” e “la vera sfida è dare continuità alle azioni sempre più importanti e sempre più internazionali che riguardano gli investimenti e le attività che svolgiamo”. Ad esempio, ha ricordato, “l’impianto produttivo di Crespellano non è un impianto italiano, ma un impianto che esporta in 40 Paesi” e questo grazie “agli interventi del Mise in collaborazione con il Maeci, che in questi ultimi anni sta diventando sempre di più un dicastero economico e che ci ha aiutato a sviluppare il business”.
“Abbiamo un governo che sia internamente che esternamente è molto credibile e sta dando i suoi frutti, quelli di avere un sistema che si sta compattando e che ha l’occasione di dare a tutti una visione di medio e lungo periodo che l’Italia non ha avuto sugli investimenti. Serve per questo una partnership fortissima di sistema paese sulle filiere nazionali”.
“Credo – ha spiegato – che la modalità italiana non è molto cambiata negli ultimi 60 anni. Facciamo innovazione di qualità, manifattura di qualità e lo facciamo con un livello elevatissimo di innovazione, in alcuni casi anche geniale. Questo ci ha posizionato con la bandiera del made in Italy che in tutto il mondo è riconosciuta come un grande valore e un plus. La brand equity resta fortissima perché ha delle ragioni solide, ma quello che dobbiamo fare – ha aggiunto Hannappel – è che questa modalità ritorni ad essere un sistema integrato” tra “pubblico e privato, governo e istituzioni, imprese multinazionali e imprese italiane, che si uniscano sotto la bandiera italiana e che quello che fanno sia coordinato”.