E’ del 48% il livello medio di conoscenza della blockchain tra i top manager. E’ quanto emerge dai dati diffusi da Ey in occasione della tappa italiana dell’Ey Blockchain Summit, l’evento dedicato a questa innovativa tecnologia che Ey organizza ogni anno per fare il punto sul settore insieme ai suoi protagonisti di tutto il mondo. Per l’occasione è stata presentata l’Ey-Qiibee Blockchain Survey, un sondaggio condotto su più di 100 C-level di aziende e pubbliche amministrazioni per valutare la percezione che i manager che ricoprono ruoli decisionali in azienda hanno sulle nuove tecnologie, conoscenza che in un’autovalutazione tra 0 e 100 hanno valutato in media 48. Valore che evidenzia come sia fondamentale investire per diffondere una maggiore conoscenza di queste soluzioni e fare skillup dei propri dipendenti.
Secondo l’Ey-Qiibee Blockchain Survey, infatti, le tecnologie più note sono l’intelligenza artificiale, il 5G e l’IoT che però rimangono ancora su un valore intermedio (rispettivamente il 53, il 52 e il 51 su un massimo di 100). Decisamente più sconosciute, invece, la realtà virtuale e aumentata (34 su 100) e il quantum computing (29 su 100). La tecnologia blockchain, rileva Giuseppe Perrone, Ey Emeia Blockchain Leader, “può avere un grande valore per il business delle aziende e per l’evoluzione di servizi della Pa, ma per sfruttare concretamente questo valore è necessario lavorare sullo sviluppo delle competenze, sulla regolamentazione del settore e sulla capacità d’innovazione dei casi d’uso specifici. Per abilitare una fattibile trasformazione digitale delle aziende, dunque, bisogna usare le soluzioni tecnologiche come leve in modo che facciano da volano per la creazione di un’economia basata sulla trasparenza, l’interoperabilità e l’efficienza. Caratteristiche tipiche che la blockchain è in grado di garantire”.
In Ey, rileva Paul Brody, Global Blockchain Leader, “siamo convinti che la blockchain farà per le reti di imprese e gli ecosistemi aziendali ciò che gli ERP hanno fatto per la singola impresa in passato. Usare la blockchain per migliorare la gestione della supply chain non solo garantisce parità di condizioni per tutte le aziende, ma significa anche poter fornire informazioni di maggiore qualità permettendo di prendere decisioni migliori. Oggi siamo sul punto di estendere l’utilizzo delle soluzioni di blockchain in azienda oltre la semplice tracciabilità fino alle operazioni vere e proprie, con una grande attenzione alla gestione della supply chain e alla digitalizzazione delle relazioni di business. Riteniamo che entro il 2030 quasi la metà di tutti i nuovi accordi commerciali sarà stipulata tra le aziende su blockchain pubbliche”.
Nonostante sia ancora poco nota, la blockchain è tra le tre tecnologie che i rispondenti dichiarano di voler adottare maggiormente nelle proprie aziende in quanto ritenute ad alto impatto sul business: la predisposizione media all’adozione di soluzioni blockchain secondo i rispondenti è sul 57%, subito dopo l’AI (74%) e l’IoT (63%). Un impatto, tra l’altro, che sarà sempre più crescente secondo il campione intervistato che ha dichiarato di aspettarsi che le tecnologie avranno un impatto sul 41% dei propri prodotti e servizi in 3 anni, sul 61% in 5 anni e sull’80% in 10 anni. Interessante, inoltre, l’importanza della formazione emersa dalla survey: l’89% di chi pianifica l’implementazione di nuove soluzioni tecnologiche investe anche in strumenti formativi a sostegno delle competenze necessarie.
Ma quali sono le principali paure e gli ostacoli che non permettono la diffusione dell’adozione della blockchain da parte delle aziende? La preoccupazione principale manifestata è legata al tema della privacy e della sicurezza, ma vengono anche menzionati temi come la rigidità di adattamento, l’interoperabilità, la mancanza di cultura e conoscenza di questa soluzione e la regolamentazione ancora poco chiara e precisa. Tutti elementi dovuti al fatto che si tratta di una tecnologia in continua evoluzione, ma che richiedono continuo aggiornamento e formazione a tutti i livelli dell’organizzazione al fine di poterle introdurre nei propri modelli di business.
Le applicazioni che può avere la blockchain, infatti, sono moltissime per quanto se ne conoscano ancora solo alcune. Secondo l’EY-Qiibee Survey le più note sono principalmente la tracciabilità (per il 24% dei rispondenti) e la token economy (18%). L’utilizzo di smart contract per l’automazione dei processi, l’implementazione di processi blockchain-based per la loyalty, la creazione di Non-Fungible Tokens (Nft) e l’adozione di paradigmi di identità digitali basati sulla Self Sovereign Identity rimangono note a percentuali più basse, rispettivamente il 15%, il 14%, il 13% e l’11%. Soltanto il 4% conosce e/o ha realizzato casi d’uso in ambito DeFi, la finanza decentralizzata abilitata dalla Blockchain, che in effetti ancora oggi è molto poco diffusa in Italia sia perché è percepita come legata ad operazioni speculative e poco trasparenti sia perché poco approfondita, ma soprattutto perché non regolamentata: secondo il 58% dei rispondenti dell’EY-Qiibee Survey la regolamentazione del mercato attuale non è sufficiente.