Il gip di Roma ha archiviato l’inchiesta relativa alla vicenda delle nomine nelle Asl, avvenute nel 2019, che vedeva indagati fra gli altri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. “Non appaiono sussistere le ipotesi” tra cui abuso d’ufficio e falso “in quanto al momento della nomina (22/02/2019) della dottoressa Giuliana Bensa quale direttore amministrativo del Policlinico Umberto I la stessa non poteva risultare iscritta – scrive il gip Paolo Andrea Taviano nel decreto di archiviazione – nell’elenco della Regione Lazio dei soggetti idonei al conferimento di incarichi dirigenziali previsto dalla normativa nazionale, atteso che all’epoca la Regione Lazio non aveva ancora istituito detti elenchi, istituiti solo con delibera successiva del 4/12/2019 a seguito dell’esposto da cui trae origine il procedimento”.
“Anche se la nomina della dottoressa Bensa presentasse in ipotesi eventuali profili di illegittimità amministrativa – scrive ancora il gip -, tali profili, la cui cognizione competerebbe al giudizio amministrativo, non appaiono trascendere nell’ambito della rilevanza penale del fatto atteso che non vi sono in atti elementi per ritenere provato che la condotta degli organi regionali sia stata posta in essere in esecuzione di un accordo criminoso volto a favorire specificatamente la Bensa attribuendole la nomina pur in carenza dei requisiti richiesti dalla legge, tanto più che l’inerzia degli organi regionali nella predisposizione degli elenchi e’ di gran lunga precedente risalendo al 2016, al procedimento di nomina della Bensa”.
“Peraltro va rilevato che la stessa normativa consentiva alle Regioni, qualora non avessero provveduto ancora a redigere gli elenchi regionali, ad attingere per le nomine ad altri elenchi regionali già costituiti (nella specie Bensa era comunque inserita nell’elenco della Regione Friuli Venezia Giulia”, si legge nel decreto di archiviazione.
Il gip dunque accogliendo la richiesta di archiviazione formulata dalla procura “le cui motivazioni appaiono condivisibili deve essere accolta non ravvisandosi gli estremi ne’ per richiedere il compimento di ulteriori indagini né per sollecitare il pm all’imputazione coatta”.
Archiviate così dunque le accuse nei confronti dei 25 indagati, tra i quali oltre a Zingaretti e D’Amato figuravano anche Andrea Tardiola, segretario della giunta della Regione Lazio, Renato Botti, all’epoca dei fatti responsabile della direzione della Salute della Regione Lazio e Vincenzo Panella, direttore generale dell’Umberto I.